venerdì 13 febbraio 2015

PATTI LATERANENSI 86 ANNI DI STORIA DEL MALE AFFARE

Santità, se vuole riformare la chiesa secondo il cuore del Suo fondatore Gesù Cristo,dovrà ripartire da quella firma avvenuta ottantasei anni fa. Se da una parte ha permesso alla chiesa una vita agiata,dal'altra le ha tolto la cosa più preziosa,la mancanza dello sposo,la perdita della Sua Presenza e l'assenza della Sua voce. Chi rimane in me fa molto frutto(cf Gv 15,5) . La mia comunità offre al Signore l'intenzione di rendere sempre più forte in Lei questa necessità,poiché in spirito percepisco che sulla sua Persona lo Spirito Santo è presente con la Sua Forza .Amin.

Ottantasei anni fa venivano firmati i Patti Lateranensi. Ma quello che per molti è l’inizio di una conciliazione fra Stato e Chiesa in Italia, ha avuto in realtà esiti semisconosciuti. E li ha ancora oggi, fin nelle alte sfere della finanza mondiale. Il caso di Londra
.
L’UOMO DELLA PROVVIDENZA – L’11 febbraio 1929 vennero siglati i Patti Lateranensi fra la Santa Sede e lo Stato Italiano. Il regime fascista segnava con questi accordi uno straordinario successo politico ottenendo il riconoscimento del regime fra i cattolici in Italia e non solo. Il 13 febbraio Pio XI, da parte sua, tenne un discorso all’Università Cattolica del Sacro Cuore, in cui Mussolini veniva indicato come «l’uomo che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare». Pochi però sanno che quel miracolo della Provvidenza continua a dare i suoi frutti al Vaticano. Non solo in Italia, ma nel cuore pulsante della finanza europea: la City. Dove si verificano manovre ed investimenti segreti che sembrano aprire uno spiraglio su come il Vaticano gestisce le proprie finanze.
GLI ACCORDI – I Patti Lateranensi sono gli accordi di mutuo riconoscimento tra il Regno d’Italia e la Santa Sede che superarono la legge “delle Guarentigie” promulgata l’indomani della presa di Roma. Consentirono, per la prima volta da quell’evento, di ristabilire le relazioni diplomatiche tra Italia e Santa Sede. Constavano di tre distinti documenti: il Trattato che riconosceva l’indipendenza e la sovranità della Santa Sede e fondava lo Stato della Città del Vaticano; la Convenzione Finanziaria che prevedeva un risarcimento di 750 milioni di lire a beneficio della Chiesa; e il Concordato che definiva le relazioni civili e religiose in Italia tra la Chiesa e il Governo. Il governo italiano acconsentì a rendere le sue leggi sulmatrimonio e il divorzio conformi a quelle della Chiesa Cattolica e di rendere il clero esente dal servizio militare. I Patti garantirono alla Chiesa il riconoscimento di religione di Stato in Italia, con importanti conseguenze sul sistema scolastico pubblico (basti pensare all’attuale ora di IRC – Insegnamento della Religione Cattolica)
A distanza di 86 anni, però, è la Convenzione Finanziaria che fa più discutere. Prevedeva, infatti, oltre al risarcimento per le spoliazioni dello Stato italiano sul patrimonio della Chiesa, l’esenzione del nuovo Stato Vaticano dalle tasse e dai dazi sulle merci importate e inoltre garantiva «ulteriori titoli di Stato consolidati al 5 per cento al portatore, per un valore nominale di un miliardo di lire». Come rivelaJohn Pollard, storico di Cambridge, (Money and the Rise of the Modern Papacy), questo investimento era una boccata d’ossigenoper la Santa Sede in un momento di crisi del potere temporale: «The papacy was now financially secure. It would never be poor again». Ma com’è stata usata questa montagna di denaro?
londra-chiesa
LONDRA E INVESTIMENTI SEGRETI – Con i soldi donati dal Duce il nuovo Stato Vaticano mise in piedi in pochi anni un impero commerciale segreto di cui oggi fanno parte niente meno che le sedi londinesi dibrand di alta moda come Bulgari, le gallerie di gioiellerie di New Bond Street, il quartier generale di banche come Altium Capital, fra Jame’s Square e Pall Mall. Ad oggi il denaro di Mussolini ha visto lievitare il proprio valore fino ad una somma calcolata in 500 milioni di sterline (circa 677 milioni di euro): nel 2006 il Vaticano ne ha spesi 15 per acquistare il complesso di uffici di lusso al n. 30 di St James’s Square, che si aggiunge al 168 di New Bond Street e altri ancora a Conentry (nonché in Svizzera e a Parigi). Tutto questo è avvenuto, rivela il Guardian, cercando di preservare il più assoluto segreto: l’acquirente di St Jame’s Square, ad esempio, è la compagnia britannica British Grolux Investments, i cui registri non fanno menzione del Vaticano. Ma i due principali azionisti, John Valrey – recentemente divenuto “chief executive” del gruppo bancario Barclays – e Robin Herbert – ufficialmente della Leopold Joseph – sono celebri banchieri cattolici.Di fronte all’inchiesta delGuardian si sono trincerati dietro un rigido riserbo, così come il segretario della compagnia, John Jenkis, il quale ha confermato che l’acquirente originario sarebbe un trust non meglio specificato.

Maggiori squarci di luce sono offerti dagli archivi nazionali inglesi a Kew. Ne emerge che la British Grolux Investments ha ereditato il proprio patrimonio dopo una radicale ristrutturazione attuata nel 1999 da due precedenti compagnie, la British Groulux Ltd e la Cheylesmore Estates, i cui dividendi erano però gestiti dalla banca JP Morgan di New York. Ma l’origine della Groulux Ltd è molto più vecchia. Risale addirittura al 1931, quando Bernardino Nogara, avvocato romano e agente finanziario del Vaticano a Losanna – nonché amministratore di buona parte del denaro ceduto dal Duce -, fondòuna compagnia offshore in Lussemburgo, la Groupement Financier Luxembourgeois, da cui il nome Grolux. La scelta del Lussemburgo non era casuale: si trattava, dal 1929, di uno dei primi paradisi fiscali al mondo. L’anno successivo venne creata la filiale inglese, British Grolux.
Con l’approssimarsi della guerra e la prospettiva di invasione tedesca del Lussemburgo, i fondi vaticani vennero poi dirottati verso la Svizzera e gli Stati Uniti (la banca Morgan, appunto). Ma le transazioni non passarono inosservate. I servizi segreti inglesi le monitorarono dal 1943, definendo le attività di Nogara «shady activities» e «dirty works» per trasferire sul suolo neutrale capitali vaticani, con «extraneous political ends». A fine conflitto gli investimenti vaticani si concentrarono soprattutto nella City, e quell’impero finanziario e commerciale segreto fondato da Nogara con i milioni della Convenzione Finanziaria è fiorito (attualmente viene gestito da Paolo Mennini, a capo dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica). «Se il segreto sulle origini fasciste della ricchezza vaticana poteva essere comprensibile in tempo di guerra, non è chiara la ragione del perdurare di un tale segreto oggi», commenta il Guardian, che ha chiesto spiegazioni in merito al Nunzio apostolico a Londra, Arcivescovo Antonio Mennini, senza ricevere risposte.
 Papa Francesco pensa
RIVEDERE IL CONCORDATO? – È possibile che queste rivelazioni riaprano il dibattito circa l’uso non proprio evangelico che la Chiesa ha fatto e fa dei denari devoluti dallo Stato italiano, e riaccenda la questione dell’opportunità di una revisione del Concordato. Ma il problema non è semplice, non solo dal punto di vista politico, ma anche legale. Nel 1948, infatti, i Patti furono riconosciuti costituzionalmente nell’art. 7, con la conseguenza che lo Stato non può denunciarli unilateralmente, come nel caso di qualsiasi altro trattato internazionale, senza aver prima modificato la Costituzione. Qualsiasi modifica dei Patti deve inoltre avvenire di mutuo accordo tra lo Stato e la Santa Sede (in tal caso non sarebbe necessario un procedimento di revisione costituzionale). Non può essere proposto un referendum per l’abolizione o la modifica del Trattato, del Concordato o delle leggi collegate a essi perché non sono ammessi, nel nostro ordinamento, referendum riguardanti i trattati internazionali. Nulla vieta, però, che tale legge costituzionale sia proposta dal corpo elettorale, in quanto l’art. 71 della Costituzione, nel disciplinare l’iniziativa legislativa del popolo, non menziona alcuna restrizione riguardante l’una o l’altra fonte del diritto. Basterà il new deal voluto daPapa Francesco a facilitare il ritorno a una Chiesa più evangelica e meno lobbistica?
http://dailystorm.it/2015/02/12/i-patti-lateranensi-londra-e-il-business-della-chiesa-con-i-soldi-del-duce/

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.