lunedì 25 luglio 2016

NON ABBANDONARCI NELLA TENTAZIONE

NON ABBANDONARCI NELLA TENTAZIONE

QUANDO PREGATE DITE

PADRE NOSTRO.





 Padre nostro è la preghiera insegnataci da Gesù. Essa contiene in modo sintetico quanto basta alle nostre necessità materiali e spirituali. Consiste di sette domande. Le prime tre sono promesse e impegni. Le altre quattro sono richieste di aiuto.

Padre nostro.
  Il
Nel Padre nostro Gesù ci rivela che  Dio non è solo suo Padre, ma anche nostro Padre e quindi ci invita ad avere con lui un rapporto filiale. Egli non è il Dio distante, freddo, giudice severo che spesso ci facciamo di lui. Egli è il Padre misericordioso descrittoci da Gesù nella parabola del figlio prodigo. Un padre generoso e misericordioso fino all’inverosimile, perdona tutti i peccati dei quali siamo pentiti, ci ama fino a dare la sua vita per noi, si preoccupa della nostra felicità e della nostra salvezza. E’ esigente, sì, ma per amore e per la nostra gloria.
Non dobbiamo lamentarci se su questa terra non possediamo tutto il bene che desideriamo, perché siamo ancora in fase di prova. Gesù ci chiama a chiedere, anzitutto, il regno di Dio e il resto ci sarà dato in aggiunta. Se cerchiamo solo i beni di questa terra, la nostra anima va in rovina, perché ci viene a mancare la linfa essenziale che ci lega a Dio datore di vita e nostro unico benefattore. Un giorno avremo la pienezza della vita. Ora siamo chiamati ad accettare i doni ricevuti e ad essere grati a Dio. Dio ha promesso di donarci tutto se stesso, il suo regno, ma non subito, bensì al termine dei nostri giorni terreni, se avremo superato la prova dell'amore.
 Dio non è solo Padre mio, ma è Padre nostro, di tutti, per cui ci invita  ad amarci come fratelli. Se aspiriamo ad ottenere una grazia con la preghiera, è necessario prima  riconciliarci con Dio e con il prossimo.  “Quando vi mettete a pregare, - dice Gesù -  se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati” (Mc 11,25).


CHE SEI NEI CIELI

Dio è puro spirito, il totalmente Altro, e vuole essere adorato in spirito e verità. La verità, però, non è di provenienza umana , ma è Cristo stesso, Via, Verità e Vita, è il suo Vangelo. Su di lui e sulla sua Parola costruiamo sulla roccia. Sulla parola dell’uomo costruiamo sulla sabbia. Se non comprendiamo l’agire di Dio è perché i suoi pensieri e le sue vie sono diversi dai nostri.
Egli è una realtà superiore, conoscibile sulla terra solo per quel tanto che ci è stato rivelato dai profeti e da Gesù e con l’esercizio della fede e dell’umiltà: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (Mat 11,25).
 L’adesione a Dio è un dono che ci viene dalla sua chiamata, ma, per reggere nel tempo, deve essere alimentata dalla nostra buona volontà nell’osservare i suoi  comandamenti. Solo a queste condizioni Dio si manifesta, ci parla, ci illumina: “ Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Gv 14, 21).
 Dio vuole che perseguiamo la via della perfezione nell'amore, perché possiamo realizzare la nostra immagine e somiglianza di lui ed essere adottati come figli: “Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mat 5,48). Solo in cielo, tuttavia, si farà vedere a noi e si farà conoscere faccia a faccia come dono totale di sé  in risposta al nostro amore.
 Dio vive in una sfera di santità, di beatitudine, di felicità, di amore, di ordine, di perfetta intesa e unità  col Figlio e lo Spirito Santo, in comunione con i suoi angeli e i suoi santi che sono in eterna adorazione e contemplazione di lui.
Dio vuole che facciamo di noi la sua dimora, il suo Cielo, per amarlo e adorarlo, perché possa istruirci e aiutarci : “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20).
I Cieli di Dio sono i giusti, coloro che vivono nel suo amore e nella sua volontà, che si fanno tempio di Dio con l’adesione alla sua chiamata: “Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo” (2Co 6,16).


SIA SANTIFICATO IL TUO NOME

“Sia santificato il tuo nome” esprime il nostro desiderio sincero che Dio sia glorificato e onorato da tutti, a cominciare da noi, che sia amato per il suo amore gratuito e per la misericordia  infinita che ci ha dimostrato donandoci  la vita e liberandoci dalla morte.


VENGA IL TUO REGNO

Con questa domanda esprimiamo che Dio regni nel nostro cuore e nel mondo come un re di pace, di giustizia, di amore, non come uno che comanda, ma come uno che serve: “Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10,45).
Il regno di Dio, invocato nella preghiera, inizialmente entra nel cuore dell’uomo come una piccola cosa, ma poi, se è accolto con amore, cresce e mette frutti di opere buone: “Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo” (Mt 13,31).

Dio regna dentro di noi nella misura in cui ci sottomettiamo a lui perché sia libero di governare con la sua infinita sapienza e onnipotenza messe a nostro servizio, senza trovare da parte nostra resistenze e rifiuti che ne annullerebbero o ne diminuirebbero la forza.

Il regno di Dio è il suo amore per noi. Egli è lo sposo che viene a prendere le sue spose per condurle nelle sue dimore: “Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo” (Mt 25,1 ).

Il desiderio del regno di Dio ci santifica, accresce la fede e il nostro amore per lui, ci sprona a collaborare con la grazia, ci converte giorno per giorno, ci dona la forza di lottare contro le forze del male: ”chi rimane in me fa molto frutto”.

Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra
 Con queste parole chiediamo aiuto perché la nostra volontà, viziata dalla concupiscenza e dal peccato, sia uniformata a quella santa di Dio.

La volontà di Dio è che lo amiamo al di sopra di ogni cosa, con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze e il nostro prossimo come noi stessi e che abbiamo fede in Cristo Gesù Via, Verità e Vita: “Questa è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno”( Gv 6,40)

 Dio ha stabilito che l'uomo giusto sia simile a Gesù, che egli sia per noi un modello di obbedienza, di amore, di donazione della propria vita agli altri, di umiltà, di misericordia: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime” (Mt 11,29).

Volontà di Cristo è che ci amiamo gli uni gli altri come egli ci ha amati, che stabiliamo rapporti di pace, di giustizia, di carità: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34).

Se questo non avviene, rendiamo vana la nostra preghiera, impediamo al Signore  di aiutarci e ci accolliamo tutte le terribili conseguenze che derivano da una vita senza amore: solitudine, disperazione, dolore senza fine.


Dacci oggi il nostro pane quotidiano

Con questa richiesta dichiariamo che Dio è la fonte della vita, che tutto quello che abbiamo viene da lui e imploriamo che continui a donarci la vita del corpo e dell’anima.
Fra tutte le cose materiali, Gesù ci fa chiedere il pane, cibo indispensabile alla vita.
 Chiedere il cibo quotidiano, significa chiedere il  necessario per vivere oggi, senza lasciarsi prendere dall'affanno di procurarci la sicurezza del futuro, perché del futuro non abbiamo nessuna certezza, è nelle mani di Dio. Cercare il superfluo, il lusso, la sicurezza, la ricchezza, può darci qualche soddisfazione materiale, ma non spirituale. L’abbondanza dei beni materiali non favorisce il progresso spirituale, anzi lo arresta, perché essa ci distoglie da Dio, ci insuperbisce, accresce l’egoismo e ci fa chiudere il nostro cuore ai poveri.
Dacci il “nostro pane” significa che deve essere guadagnato con il nostro lavoro e non sia un pane rubato.
Per pane, però, intendiamo non solo il cibo materiale, ma  soprattutto il nutrimento della vita dello spirito, la parola di Dio,  perché “non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.
C’è un altro pane da chiedere, ed è il pane sacramentale, ossia Cristo, il pane vivo disceso dal cielo, il cibo della salvezza, l’Eucaristia.  “Io sono il pane disceso dal cielo. - dice Gesù - Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6,51). L’Eucaristia ci assicura la divina presenza di Gesù in noi, l'unione alla Chiesa, una forte testimonianza cristiana nella società: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui” (Gv 6,56)
 Chiediamo che Dio soddisfi  la nostra fame di verità, di sapienza, di amore, di tutte le grazie spirituali che ci sono indispensabili alla vita e alla salvezza.


Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori

La domanda esprime la richiesta a Dio di perdonare i nostri peccati allo stesso modo come noi li perdoniamo agli altri. La nostra salvezza, pertanto, è vincolata al perdono che usiamo verso gli altri.Dio avrà misericordia di noi soltanto se noi l'avremo verso il prossimo: “Se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe” (Mt 6,15).
I nostri peccati sono considerati come debiti e i debiti vanno pagati, i nostri peccati devono essere riparati: con atti di carità, col perdono verso chi ci ha offeso, con l'elemosina, col soccorso ai deboli e ai sofferenti, con l'accettazione della sofferenza.
In questo modo  Gesù ci insegna a riparare al male facendo il bene.
La risposta istintiva all’offesa è la vendetta, che è un atto che alimenta l'odio, la divisione e la violenza.Il perdono, invece, è un’opera di pace, un atto che ci libera dall’odio. Perdonando diventiamo operatori di pace e di riconciliazione.

Perdonare, tuttavia, non è la semplice rinuncia alla vendetta, il chiudersi in se stessi, evitare ogni rapporto con chi ci ha fatto del male, ma è offrire amore in risposta all’offesa, dare all’altro la possibilità di ristabilire un’amicizia interrotta.
“Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene“ (Rm 12,21), dice San Paolo.

Non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.

La presenza delle tentazioni nella nostra vita è permessa da Dio per metterci alla prova, per conoscere le nostre intenzioni, se lo amiamo o no.
Non chiediamo che egli ci liberi dalle tentazioni, ma che ci aiuti a non cadere in esse.
 Gesù ci vuole mettere in guardia contro il diavolo che approfitta della nostra debolezza, del nostro orgoglio, della nostra concupiscenza per tenderci insidie e farci cadere nel peccato. Noi siamo chiamati a lottare contro le tentazioni con le armi della vigilanza,  della fede, della preghiera, della carità, della parola di Dio, della pazienza.
San Giovanni afferma che "tutto il mondo giace sotto il potere del maligno"  (1G 5,19), per cui siamo nel costante pericolo di perdere la grazia di Dio.
Gesù ci consiglia vivamente l'arma della preghiera: “Pregate per non cadere in tentazione”.  E ci suggerisce anche le parole da usare: ”liberaci dal male”.