venerdì 31 ottobre 2014

LA SANTITÀ E' DI DIO

LA SANTITÀ E’ DI DIO
Probabilmente,pochi hanno colto, che il primo canto che si trova nelle Scritture ha qualcosa in comune con l'ultimo canto dell'Apocalisse. Non solo il primo canto, ma anche l'ultimo canto nella Bibbia esalta la santità di Dio. La santità di Dio è spesso descritta sia in Es 15 che in Ap 15:3-4. "Santo è l'attributo che viene accostato più di ogni altro al nome di Dio. E nelle sole due occasioni riportate nei testi biblici nelle quali gli uomini riescono a vedere all'interno della stanza del trono dei cieli e a contemplare la pienezza della sua gloria, essi sentono cantare dagli angeli continuamente 'Santo, Santo, Santo è il Signore Dio Onnipotente'" Nei canti degli angeli, nessun altro attributo divino,  viene ripetuto tre volte. Osserviamo che gli angeli non cantano "Eterno, Eterno, Eterno", o "Misericordioso, Misericordioso, Misericordioso", oppure "Onnisciente, Onnisciente, Onnisciente", ma "Santo, Santo, Santo."
La santità di Dio occupa un posto di rilievo nel suo intero carattere, un posto più centrale di qualsiasi altro attributo di Dio. "Al giorno d'oggi si è portati a mettere enfasi sull'amore di Dio, ma non possiamo iniziare ad apprezzarlo come dovremmo se prima non capiamo qualcosa della sua santità. Il concetto che una persona si fa di Dio determina più di ogni altra cosa che tipo di vita quella persona vivrà" "Dio è intrinsecamente sant. Tutto ciò che fa è santo; Egli non potrebbe agire in nessun altro modo; Dio che fa qualcosa di sbagliato assomiglia al sole che diventa tenebra. Dio è santo prima di tutto, in maniera trascendentale. La santità proviene e procede da Lui. "La somma della sua eccellenza morale" è santità
"Egli è assolutamente puro, per nulla lambito dall'ombra del peccato . La santità è l'eccellenza della natura divina . Così come la potenza di Dio è all'opposto della debolezza congenita della creatura, così come la Sua saggezza è totalmente contraria alla mancanza di ragionevolezza, così la Sua santità si trova in antitesi alla bassezza morale. Il profeta Abacuc parlando di Dio asserisce "Tu hai gli occhi troppo puri per vedere il male."
 Entriamo nel cuore della scrittura,per lasciarci ammaestrare e illuminare,per comprendere la santità di Dio ,prima di ogni,pronunciamento umano.
Iniziamo con una citazione: "La santità di Dio e la Sua natura non sono due cose diverse, praticamente è la stessa cosa. La santità degli angeli e degli altri servi di Dio non è che una qualità, ma la santità di Dio è l'essenza di Dio,pertanto,l’attributo "santo", possiamo essere sicuri merita la massima attenzione.
È interessante notare che la parola "santo" nella Genesi non compare mai. Una delle prime occorrenze è nel libro dell'Esodo, capitolo 15, versetto 13: "Tu hai condotto con la tua bontà il popolo che hai riscattato; l'hai guidato con la tua potenza alla tua santa dimora."
Al capitolo 15, Dio è lodato da Miriam in questi termini: "Chi è pari a te fra gli dèi, o SIGNORE? Chi è pari a te, splendido nella tua santità, tremendo anche a chi ti loda, operatore di prodigi?" Qualche capitolo prima, troviamo Mosè che deve togliersi i calzari perché si trovava su di un terreno sacro (Es 3). Pensiamoci un attimo. Oggi, secondo molte persone, sembra che i pastori facciano di tutto affinché le persone si sentano a proprio agio con Dio. I servizi di culto, lo stile della musica stesso, le parole che vengono usate parlando di Dio fanno ormai parte di uno stesso linguaggio che deve innalzare il livello di confort a tutti i costi. Che differenza con quello che Dio ha fatto con Mosè! Sembra che le persone oggi adorino un altro dio...
Nel caso di Mosè, Dio non lo fece entrare nella terra promessa, e non lo mise a suo agio. Dio disse a Mosè che non poteva avvicinarsi a Dio così com'era. "Così qual sono" in questo caso non era quello che Dio voleva sentirsi dire da Mosè. Dio disse "Togliti i sandali", rimuovi la tua contaminazione. Se vogliamo avvicinarci a Dio, dobbiamo prima liberarci della nostra sporcizia.
Il Sabato è santo, il sacerdozio è santo; varie offerte e cerimonie simboleggiano la santità o la rimozione dell'impurità.
La santità è simboleggiata ripetutamente nella costruzione del tabernacolo e nel trasferimento dell'Arca del Patto. Il tabernacolo è costruito dietro al comando ed alle istruzioni di Dio; si è servito di vasi santi, di servi santi e di un piano santo. Il risultato è un luogo riempito di gloria, una gloria inaccessibile. La presenza di Dio nel tabernacolo e nell'Arca del Patto è così potente che anche quando essa cade da dove è posta solo toccarla poteva significare morte immediata. É un santuario santo, non contaminato. Questo ci dice molto riguardo a Dio.
Il Levitico è il libro del canone dove la parola "santo" è usata più frequentemente. Di volta in volta, per quasi 100 volte,stando agli studiosi biblici, leggiamo che le offerte, parti del santuario, l'altare, il popolo di Dio, sono tutte cose che devono essere sante. Ogni volta c'è la necessità di eliminare la sporcizia. In Deuteronomio al capitolo 7:6 si legge che il popolo di Dio è un popolo santo. Anche Giosuè si trovava su di un terreno santo (Gs 5:15) quando incontro l'Angelo del Signore.
Anna confessò che Dio era unico nella sua santità (1 Sa 2:2). I salmi contengono tantissime riferimenti alla santità di Dio:
 Ha fatto di Sion un monte santo (2:6; 3:4) · Il Suo tempio è santo (5:7; 11:4) · Il messia è il suo Santo (16:10) · È considerato il santo (22:3) · I credenti credono nel suo nome santo (33:21) · Davide non voleva vedersi togliere il Suo Santo Spirito (51:11) · Dio è il Santo d'Israele (71:22; 78:41; 89:18) · Il braccio di Dio è santo (98:1) · Il Suo nome è santo (99:3)
Il salmista ci invita a benedire il Suo nome santo con tutto ciò che c'è dentro di noi (103:1). Dobbiamo rendere gloria al Suo nome santo (105:3)
Dio è "santo in tutte le sue opere." (145:17); per questo la santità coinvolge ogni Suo aspetto. La Sua giustizia è straordinariamente santa, la Sua saggezza è totalmente santa, la Sua potenza è una potenza santa, e la sua verità è sempre santa. La sua misericordia non va oltre la Sua santità.
Dio non è inquinato dal male, nel modo più assoluto; "Così come non c'è oscurità nel Suo comprendere, così non c'è macchia nella Sua volontà; così come nella Sua mente dimora solo la verità, così il suo volere non devia affatto da essa. Egli ama ciò che è vero e buono; odia la falsità e la malignità."
La Sua potenza lo rende potente, la Sua santità lo rende glorioso." La santità non è nemmeno un qualcosa di cui Dio può separarsene. È alla base di ciò che Dio è. Dio è santo ab eterno. Mentre la sua misericordia si è dimostrata dopo la misericordia, Dio è inequivocabilmente santo già da prima della creazione.
Il profeta ha usato questa parola più di 50 meno; significa poco meno di una volta per capitolo,stando all’uso del linguaggio esegetico.
Uno dei tipici passaggi presi dall'Antico Testamento per illustrare la santità di Dio è Isaia 6. Analizziamolo insieme.
Il profeta ci descrive il contesto. In quell'anno un re forte e leale muore e viene tolto ad Israele. In un tempo di crisi nazionale e transizione politica, Isaia riceve una visione del Signore. Vide Dio esaltato, altissimo e sul trono. Un sovrano potente, la cui regalità riempie il tempio. Ciò che sta intorno ci parla del Suo essere degno.
Sopra il trono ci sono due serafini, creature angeliche. Ognuno ha sei ali. Con queste ali si coprono il volto, i piedi, dalla testa alla punta dei piedi, in modo da simboleggiare la totalità. Due ali vengono utilizzate per il volo. Questi esseri spirituali non si avvicinano a Dio con il viso scoperto; la loro naturale contaminazione dev'essere velata. Nessuno può vedere Dio in faccia e sopravvivere.
Tutti insieme gridano: "Santo, Santo, Santo è il Signore Onnipotente." La ripetizione è significativa. Normalmente quando la Bibbia ripete qualcosa, significa che quel qualcosa è importante. Per esempio, quando Gesù dice, "In verità, in verità ecc." sappiamo che dobbiamo annotare quello che Gesù dice. Gesù parla seriamente, e desidera che prestiamo attenzione al messaggio. A volte nella Scrittura abbiamo anche la ripetizione del nome di un personaggio (Pietro, Pietro). Questo "elevamento al quadrato", questo raddoppio indica una forte enfasi. Ma raramente abbiamo l'elevamento alla terza potenza. Qui (ma non solo qui) "Santo" è al terzo livello, così come lo sono pochissimi altri nomi nella Bibbia. Dio è tre volte Santo.
Dopo di questo, il tempio si scuote e stride. E desidero che voi siate sicuri di vedere la risposta di Isaia alla presenza della santità. Cosa fa Isaia, quando capisce di essere davanti alla Santità? Non grida e non urla; non si mette a ridere, né si sente orgoglioso di sé. Anzi, guardate come reagisce e cosa prova.
Isaia dice, "Guai a me, sono perduto! Perché io sono un uomo dalle labbra impure e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure." Riconosce la sua inabilità; si sente menomato dal peso della gloria di Dio, ed anche una cosa semplice come il parlare riflette la condizione del peccato.
E' disfatto, come disintegrato.
Pure Giobbe, dopo aver avuto a che fare con Dio, mostrò la stessa risposta. Ha confessato di aver sbagliato e di non aver compreso. (Gb 42:1-6) Una volta messo a confronto con la santità di Dio, Giobbe si pente con polvere e cenere.
"Per i peccatori, non esiste un attributo di Dio più terribile della santità.". Man mano che ci avviciniamo a Dio, il nostro peccato diventa sempre più chiaro. Sono convinto che il primo passo verso un più alto livello di santità consiste nel realizzare a pieno la sconvolgente bassezza del peccato.
 Dio scuote il nostro sistema. Lui ci traumatizza con la santità. Non c'è un altro come lui. È totalmente differente. Vedete, noi siamo ormai avvezzi al nostro peccato. Ecco perché quando ci accostiamo alla presenza della vera santità, così come Isaia, noi siamo disfatti. Ci rendiamo conto di quanto siamo veramente miseri. E questo Dio, non potrebbe mai essere immaginato da una mente carnale che ama costantemente essere adulata. Da nessuna altra parte nella religione si riscontra questa santità, tranne che per rivelazione. Gli uomini peccatori non sono in grado di realizzare questa nozione.
Ma l'episodio di Isaia ha un proseguimento. Appare anche la grazia di Dio. Il Dio Santo è anche un Dio di grazia. Ha rifiutato di lasciare continuare al suo servo la sua lamentela senza un conforto. Si è mosso immediatamente per la purificazione e la ristorazione dello spirito dell'uomo [...] In questo divino atto di guarigione, Isaia ha sperimentato un perdono che andava oltre la purificazione delle sue labbra. È stato mondato completamente, perdonato totalmente, ma non senza la terribile sofferenza del pentimento. Dio è il "tuo Redentore, il Santo d'Israele" (Is 41:14, 16, 20) "Io sono il Signore, il tuo Santo, il Creatore d'Israele, il tuo Re." (43:15)
Nei Vangeli, la maggior parte dei riferimenti a "Santo" riguarda lo Spirito Santo. Gesù è il "Santo di Dio." (Ml 1:24) Maria in Luca 1:49, 72 parla della santità di Dio.
Inoltre c'è Matteo 7:6 dove Gesù ci dice di non dare ai cani ciò che è santo.
(Esempio del Nuovo Testamento: Pietro in Luca 5)
Pietro fa la stessa cosa che ha fatto Isaia, quando si confronta con la santità di Gesù. Un giorno Pietro ed i suoi compagni di lavoro tornano da una notte di pesca. Era andata molto male. Gesù, il quale era stato incontrato da Pietro solo di recente, comanda al pescatore professionista di andare al largo e lì di pescare.
Pietro reagisce come reagirebbe un chimico se cercassi di spiegargli come mescolare le sostanze, o come un radiologo se io gli interpretassi delle lastre, in un modo simile ad un pastore che si sente spiegare da una persona senza conoscenza biblica come si deve comportare un pastore. Pietro pensò che sapeva già come si faceva a pescare e che aveva un'esperienza un po' più importante di quella di Gesù. Però Gesù aveva appena guarito la sua suocera; Pietro lo stimava grandemente, così lo assecondò.
Non appena lo fa, catturano un'enorme quantità di pesce, da far affondare la barca. È un miracolo grande, e vorrei che riflettiate sulla reazione di Pietro. Non dice, "Caspita, è fantastico", e neppure "Che pescata; posso ritirarmi." La reazione di Pietro è sorprendente se messa a confronto con la religione odierna, perché denota un trauma. Luca 5:8 "Simon Pietro, veduto ciò, si gettò ai piedi di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore"." Pietro è consapevole del suo peccato quando si trova alla presenza del Signore. Questo per noi è istruttivo.
Questo tipo di Santità si applica agli altri attributi di Dio.
Cosa comporta il fatto che Dio è Santo? · Definisce la Sua disposizione morale come opposta alle idee che abbiamo noi. Questo significa che Dio non è puramente utilitarista, e non è per nulla immorale. Lui dipende sempre dal suo essere santo; non può non essere santo.
Le reazioni dell'uomo alla santità che abbiamo preso dalla Bibbia descrivono come dev'essere la nostra attitudine verso Dio nell'adorazione. Se Dio è santo, un approccio casuale o un'eccesiva e spensierata familiarità vanno evitate. Noi dobbiamo accostarci in santità. Lo stile stesso dell'adorazione diventa differente se pensiamo alla sua santità. Una cosa è la celebrazione; ma non possiamo permettere che essa escluda la nostra risposta santa al Dio santo.
Ebrei 12:28-29 ci comanda: "Perciò, ricevendo un regno che non può essere scosso, siamo riconoscenti, e offriamo a Dio un culto gradito, con riverenza e timore! Perché il nostro Dio è anche un fuoco consumante." Questo va applicato ad ogni aspetto della nostra adorazione, e contraddistingue tali aspetti.
 La santità di Dio chiede una santità in noi. C'è una connessione etica tra questo argomento ed il modo in cui ci comportiamo. La Scrittura rendere chiaro il collegamento: "Siate santi, perché io sono santo."
Nemmeno questo particolare è stato originato dal Nuovo Testamento. Infatti lo si trova per la prima volta in Levitico 11:44-45; poi un po' più avanti, 19:2 e 20:7. Questa santità è uno standard applicabile sia al vecchio che al Nuovo Testamento. In ognuno di essi, il nostro comportamento è radicato nel carattere di Dio.
La parola chiave è "per." C'è un collegamento tra Dio e le sue aspettative per il Suo popolo. Dobbiamo ricordare che ogni volta che pecchiamo, noi non facciamo qualcosa di banale. Stiamo facendo una cosa che Dio odia, e nutrendo un'attitudine che Dio detesta. Invece, "La santità nel credente non è niente di meno che la conformità all’essenza propria di Dio "Noi abbiamo bisogno di coltivare nei nostri cuori lo stesso sentimento che Dio ha del peccato. Sentimento del peccato come peccato, non come un qualcosa che inquieta e abbatte noi stessi, ma come un qualcosa che dispiace a Dio, che dimora alla base della vera santità. Noi dobbiamo coltivare la stessa attitudine di Giuseppe il quale, quando venne tentato, disse, 'Come potrei fare questo grande male, e peccare contro Dio?'" Inoltre, "senza santità, è impossibile piacere al Signore."
La santità, se capita, promuove l'umiltà, non l'orgoglio. Ricordate Pietro in Luca 5. La sua prima reazione è stata quella di cadere sulle sua ginocchia. Direi che ciò che segnala il conoscere Dio nella Sua santità, è l'umiltà che porta frutto nella vita.
Dio governa l'universo in santità. È la Sua giustizia che lo qualifica a governatore del mondo.
Ecco come dovrebbe essere la nostra attitudine:
Isaia 8:13: Sia lui quello per cui provate timore e paura!
Isaia 12:1-6 ci coinvolge a cantare al Signore nella luce della Sua gloria
Isaia 17:7-8 ci parla del pentimento delle persone. Quando esse si pentono e "gli occhi guarderanno al Santo d'Israele," esse non ricorreranno all'idolatria.
Isaia 29:22-24: quando le persone riconoscono la santità di Dio, esse "temeranno grandemente il Dio d'Israele."
 La santità è il grande piano di Dio. Ogni santo diviene una piccola parte del sacro piano di Dio. Se noi non siamo santi, contraddiciamo il progetto di Dio. "La santità è l'unica cosa che ci differenzia dalla malvagità del mondo. Nelle epistole, le Scritture vengono definite sante (Ro 1:2; 2 Ti 3:15) e che noi dobbiamo presentare i nostri corpi in sacrificio a Dio, come sacrificio spirituale (Ro 12:1). Lo Spirito Santo è il nostro santificatore, i nostri corpi sono il tempio dello Spirito Santo (1 Co 6:19). I figli dei credenti sono considerati santi da Dio (1 Co 7:14) e noi dobbiamo camminare in modo santo ed irreprensibile (Ef 1:4, Cl 3:12). I credenti ricevono una santa chiamata (2 Ti 2:19); infatti, noi siamo chiamati ad essere una nazione santa (2 Pt 2:9).
Cosa sarebbe Dio se non fosse santo? È ovvio che si tratterebbe di un idolo immaginario, un dio che non potrebbe esistere. Tuttavia per una serie di ragioni siamo portati a minimizzare o ad ignorare la santità. Spesso eleviamo la bontà di Dio al di sopra della sua potenza, o il suo amore al di sopra della sua giustizia. Gli uomini tendono a preferire quel lato del carattere divino che rispetto agli altri li fa sentire meno a disagio. Se fosse per noi, ci piacerebbe definire Dio come esclusivamente "amore", o almeno in predominanza. Il motivo? Il nostro interesse personale. Ci piace Dio per quello che potrebbe fare per noi, non per quello che è in realtà.
Tale distorsione, la sottrazione di questo attributo, trasforma Dio in un idolo, in un Dio falso .La santità di Dio viene lesa in rappresentazioni di Dio che non hanno valore e che sono un prodotto delle nostre menti. È comune fra le persone immaginare Dio non come Lui è, ma come ci piacerebbe che fosse; spogliarlo della sua eccellenza a vantaggio della nostra tranquillità. Siamo inclini ad immaginarlo così come piace a noi. Se i buoi ed i leoni avessero mani, e potessero dipingere così come noi, loro disegnerebbero le immagini dei loro dèi in base ai loro propri gusti ed al loro aspetto."
La santità di Dio viene intaccata quando cerchiamo delle scuse o cerchiamo di scaricare il nostro peccato su Dio. Le persone spesso cercano scuse per i loro peccati e tentano di dare la colpa a Dio
La santità di Dio viene indebolita quando gli uomini costruiscono delle argomentazioni basate sulla santa Parola di Dio per dare asilo ai loro crimini[oppure] quando le persone chiedono insistentemente a Dio di aiutarli in un progetto malvagio."
Noi calpestiamo la santità di Dio quando ci accostiamo all'adorazione impreparati: "Un Dio santo richiede un'adorazione santa; e se già i nostri migliori riconoscimenti hanno una contaminazione dato che sono fatti da noi, quanto più sono sconvenevoli sono dei riconoscimenti spenti e impuri nei confronti di una santità immensa e vivente . Noi disprezziamo, dunque, la Sua perfezione, quando ci accostiamo senza una dovuta preparazione così come se Dio stesso fosse impuro , sarebbe come se un qualsiasi sacrificio impuro fosse abbastanza per Lui . Quando noi non suscitiamo quelle elevate disposizioni spirituali che sono dovute ad un simile essere, quando pensiamo di sollevarci dell'impegno con un culto mancante ed imperfetto, noi non lo adoriamo per l'eccellenza della sua natura, ma manchiamo di rispetto nei confronti della Sua maestosa santità.
Quando noi accusiamo la legge di Dio di rigidità o imperfezione, oppure quando noi odiamo la legge di Dio in teoria o in pratica, noi corrompiamo la Sua santità. Leggendo Abacuc, dobbiamo credere al fatto che non c'è amicizia tra Dio ed il peccato, le "nature" di entrambi sono veramente e immutabilmente contrarie tra di loro. La santità è la vita di Dio, durerà quanto la Sua vita; Egli sarà per sempre estraneo al peccato, non può che vivere nell'avversione di esso. Se cessasse per un solo istante Dio , di non provasse ribrezzo per il peccato, sarebbe come cessare di vivere. Per essere un Dio santo è essenziale per Lui come essere un Dio vivente; e non sarebbe un Dio vivente ma un dio morto se alla fine dei tempi fosse un Dio non santo. Non può guardare al peccato senza aborrirlo; non può guardare al peccato,se il suo cuore  non sale contro di esso.
La santità di Dio disapprova la natura dopo la caduta, ma sorride delle riparazioni fatte dal Vangelo. La santità di Dio unita alla sua giustizia è terribile per un peccatore colpevole, ma unita alla Sua misericordia è dolce per il credente pentito. La grazia di Dio è basata sulla Sua santità. Nella nostra condizione di rottura ci volgiamo al Dio santo e non siamo delusi. Abbiamo il conforto di sapere che le nostre preghiere ricevono risposta perché Dio è troppo santo per rattristarci. Lui ci preserva fino all'ultimo dei giorni, perché Lui è troppo santo per abbandonare le persone una volta che le ha salvate per grazia.
"Quello che la sua santità domandava è stato provveduto dalla Sua grazia in Gesù Cristo nostro Signore .La Sua santità si riscontra nella creazione, nelle Sue opere (Sl 145:17), nella Sua legge (Ro 7:12), nel Suo disprezzo del peccato, ma più chiaramente - anche se è sorprendente - alla croce. La redenzione divina nella morte di Gesù ci mostra sia la perfezione morale di Dio che il suo assoluto odio del peccato. Né tutti i giudizi che sono stati o che saranno riversati sul mondo malvagio, né ciò che arde nella coscienza del peccatore, né le irreversibili sentenze pronunciate contro i demoni ribelli, né i lamenti delle creature dannate, nessuna di queste cose danno dimostrazione dell'abominio divino nei confronti del peccato quanto quella data dall'ira che Dio ha permesso fosse sfogata sul Suo Figlio. La santità divina non era mai apparsa in maniera così meravigliosa ed amorevole prima di quella volta che l'espressione del nostro Salvatore fu contraddistinta dall'agonia"Cristo con amore ha acquistato la santità per noi, con il suo sangue." "Senza la dovuta comprensione della santità di Dio, non siamo in grado di esaltare Dio nei nostri cuori; e più riusciamo ad avere una concezione distinta di questa cosa, e del rimanente dei suoi attributi, più lo glorificheremo. Facciamo di questo il nostro obiettivo, "Signore rendimi santo così come lo può essere un peccatore perdonato .Non c'è santità senza combattimento"La felicità per sua natura non può essere un fine ultimo, dato che cercarla equivale a non riuscire a raggiungerla: 'Colui che troverà la sua vita la perderà.' Cercare la santità dona felicità, ma non viceversa. Perciò il comandamento è 'Siate santi,' non 'Siate felici.' Un'altra prova che la felicità non è il fine ultimo come lo è la santità è il fatto che ci sono vari tipi di felicità, ma di santità ce n'è uno sola.




 + Mario Metodio

giovedì 23 ottobre 2014

BIBBIA E OMOSESSUALITA’

STUDIARE PER COMPRENDERE
SI HA PAURA QUANDO NON SI CONOSCE
ESCLUDENDO SPESSO SI SCLUDE UNA PARTE DI SE’



Nella letteratura biblica del peccato,si denota una costante sottolineatura ,ad atteggiamenti umani carenti sotto il profilo etico,prima che morale e di ingiustizia,verso i poveri,gli orfani e le vedove. Se nel suo significato etimologico,il termine peccato shedde",che significa trauma,o sempre in ebraico  khata,smarrirsi,perdere la centralità delle proprie azioni,e comunque in nessun testo è in relazione alla natura sessuale.
In greco il termine usato è ..Amartia..,cioè sbagliare bersaglio,quindi per cui,il peccato nel senso biblico è creare un trauma,portare fuori strada,infrangere una relazione,non rispettare una norma imposta,si potrebbe continuare ma non è questo lo scopo.
È probabile che il problema sessuale fosse solo un aspetto di un disordine più generico, ma non viene presentato in modo tale da poter risultare utile al dibattito odierno sull’omosessualità"
È infatti interessante notare come il "peccato di Sodoma" sia interpretato all'interno della Bibbia stessa:
I testi biblici che parlano di Sodoma o fanno riferimento al racconto di Genesi 19 sono:
A. T.: Deuteronomio 29,22; 32,32; Isaia 1,9s.; 3,9; 13,19; Geremia 23,14; 49,18; 50,40; Ezechiele  16,44-49; Amos 4,11; Sofonia 2,9; Lamentazioni 4,6; Osea 11,8;N. T.: Matteo 10,15; 11,23-24; Luca 9,51-56; 17,22-37; Romani 9,29; Ebrei 13,2; 2 Pietro 2,6;  Giuda 7; Apocalisse 11,8.
Molti di loro si riferiscono esclusivamente alla distruzione di Sodoma come pena esemplare: spesso si dice che a questa o quella città sarà punita come lo è stata Sodoma, ma senza definire il peccato commesso dai suoi abitanti. Altri testi menzionano diversi peccati:
In Ezechiele 16,49 il peccato è che "vivevano nell'orgoglio, nell'abbondanza del pane, e nell'ozio  indolente; ma non sostenevano la mano dell'afflitto e del povero".In Deuteronomio 29 la colpa che motiva il paragone con Sodoma e Gomorra (ma anche con Adma e  Seboim) è "Perché hanno abbandonato il patto del Signore, Dio dei loro padri: il patto che egli stabilì con loro quando li fece uscire dal paese d'Egitto; perché sono andati a servire altri dèi e si sono prostrati davanti a loro;
Solo Giuda 7 fa un accenno a motivi sessuali dicendo: "si abbandonarono […] alla fornicazione e ai vizi contro natura". Il significato di "fornicazione" è però più ampio di quello di atto sessuale omosessuale. "Vizi contro natura" è la traduzione del greco: "seguirono/andarono dietro a un’altra carne, altra natura; il testo greco parla di altra carne e forse allude a quegli angeli che furono considerati uomini".
 Una lettura sessuale (e omosessuale) del peccato di Sodoma inizia nel  terzo secolo a. C. quando il giudaismo incontra la cultura greca e "gli ebrei che subiscono la dominazione dei greci devono confrontarsi con la pederastia e la nudità maschile durante le manifestazioni sportive. È possibile che in quel momento il giudaismo "ortodosso abbia visto nella città di Sodoma il simbolo della civiltà greca che aveva difficoltà ad accettare" (p. 65). questa lettura si trova infatti già in alcuni scritti giudaici a partire dal III secolo a. C.

Romani 1,24-27
In questo brano Paolo parla del peccato di idolatria di cui sono colpevoli i pagani. Essi avrebbero dovuto riconoscere Dio nel creatore e, in generale, "nelle opere sue" (1,20). I pagani invece pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato. Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.
Dio, in cambio,
li ha abbandonati all'impurità, secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro corpi (1,24)
Al v. 26ss. Paolo esplicita quello che qui ha accennato. Gli atti omosessuali sono dunque conseguenza dell’abbandono di Dio.
Paolo assume la frequenza e accettabilità degli atti omosessuali nella cultura greca come la prova che "i desideri dei loro cuori" erano diversi da quelli degli ebrei, e prosegue poi, concludendo, che questo era il risultato di un atto di Dio, che li aveva "abbandonati" a tale condizione .
È curioso che per parlare dei "desideri" omosessuali, Paolo usa tre termini greci che possono avere significato sia positivo sia negativo. Netto è invece il giudizio sugli atti sessuali omosessuali, definiti "atti infami". Il termine greco che qui Paolo usa, è utilizzato nella versione greca dell’Antico Testamento (la "Settanta") proprio in riferimento ad atti sessuali impuri nel codice di santità del Levitico. Paolo parla qui più in termini di impurità che di peccato.
Al v. 26 Paolo introduce il termine "natura". Questa parola ha oggi un significato diverso da quello che aveva nella cultura di Paolo: oggi esso ha un significato biologico; allora la parola natura faceva "riferimento al carattere proprio di un essere o di una cosa, legandolo così all’idea quasi immutabile di un ordine del mondo quasi immutabile" . Per esempio, il  portare i capelli lunghi non è nella natura dell'uomo, mentre lo è in quella delle donne! (1 Corinzi 11,13ss.)."Paolo non fa quindi una distinzione netta tra legge naturale e costume sociale".
 Paolo  condivide cioè la concezione del Levitico secondo cui l'uomo e la donna hanno nella società dei ruoli specifici che non bisogna confondere né invertire. Paolo usa il termine natura anche in Romani 11,24 per parlare dell’olivo selvatico "per natura" innestato in quello domestico "contro natura".
Dobbiamo anche qui sottolineare come per Paolo non esistano persone omosessuali per natura: per natura si è tutti eterosessuali; quindi per Paolo, il rapporto omosessuale è un tradire la natura che Dio stesso ci ha dato.
Non è poi così chiaro che cosa voglia dire che i pagani hanno ricevuto "in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento". C’è chi ha ipotizzato che la ricompensa possano essere delle malattie, ma questa interpretazione non ha alcun appiglio nel testo. Che cosa è poi il traviamento"? L’omosessualità stessa? COUNTRYMAN (p. 120) afferma che Paolo usa questa parola  sempre in riferimento a credenze erronee piuttosto che al desiderio o all’azione. […] la soluzione più semplice – e pienamente in accordo con il contesto – è prendere "traviamento" come idolatria e "ricompensa" come l’impurità della cultura dei gentili.
In 1,28 Paolo ribadisce il discorso dell’abbandono di Dio, cosicché i pagani facessero "ciò che è sconveniente" (termine legato all’impurità e non al peccato), a causa del fatto che i pagani erano "ricolmi di ogni ingiustizia, ecc.". Segue qui un elenco di peccati che Paolo considera tipici dei pagani; in essi non ve n’è nessuno di natura sessuale.
1 Corinzi 6,9 e 1 Timoteo 1,10
Questi versetti si trovano in elenchi di "vizi" o "peccati" di tipo molto diverso fra loro. Nel Nuovo Testamento vi sono diversi di questi elenchi; oltre a questi due: Romani 1,29-31; 1 Corinzi 5,9-11; Galati 5,19-23; Efesini 5,4-5; 5,21 – 6,9; Colossesi 3,18 – 4,1; 2 Timoteo 3,1-5.
Il primo termine è il greco malakòi tradotto dalla Nuova Riveduta con "effeminati". In greco esso  significa "dolci" oppure "molli"; può avere un significato sessuale, nel senso di effeminato, ma non è detto che sia così.Il secondo termine, arsenokoites, ricorre in tutti e due i brani, e pare che Paolo sia il primo a  utilizzarlo. È una parola composta da un termine che significa "maschio" e da un altro che significa "letto" ed c’è chi sostiene che Paolo lo abbia ‘inventato’ per tradurre l’espressione di Levitico 20,13 ("un uomo che ha relazioni sessuali con un altro uomo").
C’è anche chi pensa che i due termini insieme indichino il partner ‘attivo’ e quello ‘passivo’ nel rapporto sessuale omosessuale; ma non si capirebbe allora perché malakoi non compaia anche in  1 Corinzi.
Alcuni esegeti di area protestante,sostengono, che arsenokoites si trova prevalentemente in elenchi in cui si  enumerano peccati legati al denaro; poiché gli ‘elenchi di vizi’ nell’antichità erano costruiti per affinità di significato dei vizi stessi, suppone che più che un rapporto omosessuale qualunque, arsenokoites possa riferirsi a forse di prostituzione (omosessuale o meno). Riguardo al termine malakoi si protende a spiegarla,nel senso che, in fondo "effeminati" è la traduzione giusta, ma questa parola non si riferisce agli omosessuali, ma tutto ciò che – nelle relazioni etero come omosessuali – ha a che fare con la femminilità, compreso (ma non certo soltanto) il maschio che ha il ruolo passivo nel rapporto sessuale omosessuale.

In conclusione, va ribadito qui che anche il Nuovo Testamento, come l’Antico, parla di atti sessuali tra persone delle stesso sesso e non di relazioni affettive omosessuali. Gli atti sessuali omosessuali sono condannati perché si vedeva in essi un "mutamento", come dice Paolo, di ciò che è naturale, e questo per diverse ragioni, già tutte accennate: l’intrinseca infertilità di un rapporto omosessuale, il fatto che uno dei due partners (maschi, solo Romani 1 parla anche delle donne) dovesse  assumere una posizione e quindi un ruolo ‘passivo’, cioè tipicamente femminile, e quindi umiliante.
Infine perché gli esempi noti di rapporti omosessuali erano quelli pederasti, cioè tra un adulto e un giovane adolescente (cosa che, del resto, ripeteva lo schema eterosessuale, in cui un uomo sposava una ragazza in genere molto più giovane di lui, spesso ancora adolescente), oppure quelli come il rapporto padrone-schiavo, praticati nella cultura greca.
In poche parole, si dà per presupposto che un rapporto (sessuale) omosessuale sia contrario al volere di Dio, senza motivare questa opinione. Solo Paolo lo fa in Romani 1 nel modo in cui abbiamo visto, dove però più che un peccato il rapporto omosessuale è conseguenza del peccato.

Un passo avanti
Se non vogliamo fare una lettura letteralista della Bibbia, semplicemente prendendo alcune affermazioni bibliche e intenderle come regole assolute da rispettare per obbedire a Dio, dobbiamo ammettere che la Bibbia non ci aiuta nel farci un’opinione sul tema dell’omosessualità e  prendere quindi posizione.
Sappiamo che per diversi motivi, che oggi non possiamo più accettare, gli atti sessuali omosessuali sono condannati da alcuni (peraltro pochissimi) testi biblici.
Ma noi parliamo di persone omosessuali e, in questo particolare frangente, di coppie omosessuali.
Che cosa possiamo dire sulle persone omosessuali? Se le consideriamo persone esattamente come gli eterosessuali (cioè non le consideriamo "malate", "anormali", "diverse" ecc.) e, ancor più, le consideriamo sorelle e fratelli, in quanto credono in Gesù Cristo come ci crediamo noi, possiamo forse cercare nella Bibbia alcuni spunti di riflessione riguardo all’incontro con le altre persone, con l’altro, con chi è diverso da noi (dove diverso vuol dire semplicemente "non uguale" e non "inferiore").In questo senso penso che il Vescovo di Roma Francesco,abbia risposto ai giornalisti,chi sono io per giudicare un gay che vuole amare il Signore.
Io proporrei due spunti partendo da due testi biblici:
Atti 10
28 … Dio mi ha mostrato che nessun uomo deve essere ritenuto impuro o contaminato.
Galati 3,26-29
26 perché siete tutti figli di Dio per la fede in Cristo Gesù. 27 Infatti voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. 28 Non c'è qui né Giudeo né Greco; non c'è né  schiavo né libero; non c'è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù.29Se siete di Cristo, siete dunque discendenza d'Abramo, eredi secondo la promessa. Atti 10 mi sembra rispondere a tutto il discorso dell’impurità come è formulato nel Levitico e di cui ancora Paolo risente. Nessuna persona in sé è impura; vi sono comportamenti impuri – noi, con un'altra parola biblica, diremmo ingiusti – ma l’omosessualità non è un comportamento, ma un orientamento, dunque la persona è così, non si comporta così.
Nessuna persona è impura in sé, ci dice Atti 10, ma ognuno sarà misurato in base alla sua fede e a come questa fede "opera per mezzo dell'amore." (Galati 5,6). Proprio la concezione della grazia gratuita di Dio è fondamento dell’uguaglianza davanti a Dio di ogni persona, egualmente peccatrice, egualmente giustificata:
21 Ora però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata la giustizia di Dio, della quale  danno testimonianza la legge e i profeti: 22 vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro che credono - infatti non c'è distinzione: 23 tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio - 24 ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù. (Romani 3,21-24) Galati 3 afferma che in Cristo le differenze che vediamo dal punto di vista umano non ci sono più, non contano nulla; e quelle che Paolo elenca qui erano differenze enormi e di vario tipo: religiose,  di genere e sociali.
Penso che siamo coerenti con la Bibbia, cioè con l’evangelo, e l’attualizziamo correttamente se affermiamo che, per il nostro dibattito sulla benedizione della coppie omosessuali, possiamo partire dall’affermazione:
Non c'è qui né Giudeo né Greco; non c'è né schiavo né libero; non c'è né maschio né femmina;
non c’è qui né eterosessuale, né omosessuale, perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù.

La Benedizione nella Bibbia
L’azione di Dio nella Bibbia non può essere vista soltanto come opera di salvezza, come spesso accade. Questo concetto non esaurisce il modo di agire di Dio; l’agire di Dio è salvezza e benedizione. Mentre la salvezza è riconoscibile attraverso puntuali atti di salvezza da parte di Dio, la benedizione  è un’opera di Dio che avviene in "processi fluenti, La benedizione nella Bibbia e nell’azione della chiesa, quali il crescere e il moltiplicarsi del popolo. "il Dio che salva è il Dio che deve venire, il Dio benedicente è il Dio presente. La benedizione nell’AT è "forza vitale", che si esplica per esempio nella fecondità. Essa può essere  descritta in senso verticale (la benedizione attraversa le generazioni), oppure un in senso orizzontale, cioè come la descrizione di una situazione o di una condizione di una comunità o del popolo(qui la situazione di benedizione può anche essere descritta con la parola shalom, cioè pace, serenità,  prosperità, benessere,...).
L’idea di benedizione ha una storia; nell’AT si possono riconoscere tre stadi (che a volte troviamo l’uno accanto all’altro):
· La benedizione all’interno della famiglia, donata da padre in figlio (vedi per es. Giacobbe che
"ruba" la benedizione del padre Isacco al fratello Esaù). Essa ha un potere quasi "magico", è unica e irrevocabile. Qui Dio non c’è, è il padre che benedice.
· La benedizione al popolo; la benedizione si lega alla storia del popolo d’Israele; essa viene
legata all'alleanza (elezione = benedizione) e quindi alla terra; essa dipende dall'obbedienza del popolo: "la maledizione inizia quando finisce l’obbedienza di Israele"
· La benedizione sull’assemblea riunita per il culto: la benedizione diventa liturgica; vedi Numeri  6,22ss.)
L’idea di benedizione non appartiene solo a Israele ma a tutto il mondo delle religioni antiche; essa è intesa come parola potente e efficace di qualcuno che ha dei poteri particolari: questo lo si vede anche nell’AT, per es. nel racconto di Balaam (Numeri 22-23).
Una grande svolta avviene quando la benedizione viene legata alla storia del popolo d’Israele; da evento "magico" diventa evento "storico".
Anche quando è il sacerdote che impartisce la benedizione, il soggetto della benedizione è Dio. Chi benedice è sempre Dio: ciò è chiaro leggendo Numeri 6,22ss. Nel NT avviene un’altra grande svolta: ogni benedizione diventa benedizione in Cristo.
Nel NT la maggior parte delle volte in cui c’è il verbo benedire è l’essere umano che benedice Dio, nel senso che lo loda. Negli altri casi spesso la parola benedizione viene usata come sinonimo di redenzione, cioè di salvezza.
Vi sono però alcuni testi, come i brani di congedo di Gesù dai suoi discepoli, in cui la benedizione ha il significato, analogo a quello che troviamo nell’AT, di presenza, aiuto, protezione: ad es. le ultime parole di Gesù nel Vangelo di Matteo: "Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente" (Matteo 28,20).
Quando l’opera di redenzione/salvezza di Gesù è finita inizia un’opera di benedizione: "...inizia un nuovo rapporto che è designato come comunione, presenza, benedizione" Questa opera è caratterizzata dai verbi "rimanere", "essere con", con espressioni di aiuto e di protezione.
La benedizione liturgica che conclude una liturgia è "come un ponte, che collega quanto avviene nella liturgia con quanto avviene fuori". Potremmo dire, che collega Cristo alla vita di tutti i giorni.
La chiesa annuncia da un lato l’opera di salvezza compiuta da Dio in Cristo, dall’altra annuncia (e invoca) l’opera di benedizione di Dio, che rimane con i singoli nella vita quotidiana.
La chiesa potrebbe anche non compiere alcun atto liturgico al di fuori dell’annuncio dell’evangelo. Ma nel cristianesimo è invalso l’uso per cui i momenti forti della vita quotidiana e familiare sono stati contraddistinti da momenti di preghiera in cui la richiesta di benedizione di Dio era una parte importante: nascite, morti, matrimoni, battesimi.
Il senso di questi momenti di preghiera e di richiesta di benedizione stanno nel fatto che Dio accompagna i singoli (e le famiglie) nella loro vita quotidiana; è una sorta di concretizzazione dell’evangelo per quella persona, quella famiglia concreta.
La domanda che ci viene dal  snodo è se questa preghiera e questa invocazione della benedizione di Dio sia possibile e auspicabile anche per le coppie omosessuali che decidano di condividere la loro vita e la loro fede e condividere questa decisione con la loro comunità.
Fermo restando che la benedizione non ha più il senso magico che aveva nella preistoria biblica, e non è nemmeno proprietà o appannaggio della chiesa. È Dio che benedice, non la chiesa e non un singolo essere umano. La benedizione di Dio non dipende dal fatto che noi la invochiamo o meno!
La chiesa, riunita nel culto, invoca la benedizione di Dio, chiede cioè per le persone concrete che ha davanti che Dio sia con loro, li aiuti e li protegga nel loro progetto di vita comune. Perché questo non dovrebbe accadere per le coppie omosessuali?

+ Padre Mario Metodio


mercoledì 22 ottobre 2014

NON CE' POSTO PER VOI NELLA CHIESA

Ecco il testo della Relatio finalis dell’assise dei Vescovi:
niente di nuovo… rispetto al solito…
«Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia».
QUESTA è LA FRASE PIU’ SIGNIFICATIVA : I GAY e LE LESBICHE cioè NON HANNO ALCUN DIRITTO di RAPPRESENTANZA neppure SIMBOLICA, NEL PIANO di AMORE di DIO SULL’UMANITA’ : queste cose le diceva Hitler nel nazismo…
Dunque Dio ha creato i gay e le lesbiche ( e anche  i transessuali ) affinche loro, i Ministri di Dio possano rendergli la vita impossibile con giudizi moralistici e con discriminazioni sociali di ogni tipo, e affinchè paghino questa loro natura abominevole con il disprezzo della società tutta a maggioranza, devota e fedele al disegno di Dio!…
Il Dio di questa fede della Chiesa è dunque un Dio orgogliosamente e determinatamente OMOFOBO.
E poi continua così il testo finale del Sinodo : Nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza. «A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 4).
QUESTO EVITARE “OGNI MARCHIO di INGIUSTA DISCRIMINAZIONE”, senza alcuna APERTURA ai DIRITTI FONDAMENTALI delle PERSONE OMOSESSUALI HA SIGNIFICATO in QUESTI 28 ANNI di REDAZIONE di questa CURA PASTORALE partorita dall’EX SANTO UFFIZIO dell’INQUISIZIONE ( interessante che sia questo Dicastero a trattare le questioni dell’omosessualità, quello stesso Dicastero che li faceva processare, torturare e bruciare sui roghi nei secoli scorsi: non si sono neanche sforzati di cambiare la Congregazione che se ne debba occupare…  Questo la dice lunga della considerazione che hanno per le persone omosessuali, nel loro accecato odio verso il “peccato impuro contro natura” che li ha sempre ossessionati… ), nei fatti  OGNI MARCHIO di OSTILITA’, OSTRACISMO e DISCRIMINAZIONE  e NEGAZIONE di OGNI RICHIESTA di RICONOSCIMENTI GIURIDICI in AMBITO CIVILE.
Ci rendiamo conto ?!
Ratzinger ancora docet con la sua maledetta “Cura pastorale  ( psichiatrica? ) delle persone omosessuali” del 1986, quando era il Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede…
Siamo sorpresi dalla deficienza, nel senso di deficere, di questi Vescovi, dalla loro ignoranza ( voluta?) sia teologica che biblica…
Hanno avuto l’ardire di definire l’amore gay fuori dal “disegno antropologico di Dio Creatore”, cioè cosa sarebbe questo amore dunque?
L’unico amore nel “disegno di Dio” è quello tra uomo e donna…
Bontà loro mandano all’ammasso milioni e milioni di persone, uomini e donne per la loro visione univoca dell’affettività e sessualità umana: su oltre 7 miliardi di abitanti sulla terra, vi sono almeno un 5 % di gay e lesbiche ( e una parte piu’ ridotta di transessuali ) , che sono comunque almeno , secondo statistiche, oltre 35 milioni di persone.
Ma questo non li smuove di un centimetro, come il Sinedrio dei farisei.
Siamo alla paranoia pura….
NON POTEVAMO ASPETTARCI NIENTE ALTRO da QUESTA CHIESA GERARCHICA , VECCHIA e in molte parti MARCIA fin dalle sue FONDAMENTA da troppo tempo e lontana anni luce dal Vangelo vero di Cristo…
Piena di tanti documenti fumosi, burocratici, digressioni infinite, questionari e contro-questionari, linguaggi astrusi e spesso incomprensibili, panegirici retorici e romanzati, insomma tutto un armamentario pesante e bolso, un cascame vecchio e polveroso che diventa autoreferente e parla a se stesso e non alle persone reali, alle loro vite incarnate, fatte di quotidiana lotta, tra sofferenza, amore, gioia , dolore, relazioni personali , malattia e morte…
Relazioni personali guardate sempre con quel fare “pretesco” e giudicante, sempre dall’angolatura etica o morale che non si riferisce neanche alla parola del Signore, al Vangelo quanto a una dottrina paolina e radical agostiniana che si  è  costituita quasi come un “contro-evangelo farisaico” , con un’acribia degna di miglior causa, e con quell’occhio indagatore e privo di empatia e di partecipazione.
NIENTE di NUOVO SOTTO L’OMBRA del CUPOLONE….
ARRIVEDERCI MAGARI FRA CENTO ANNI!
( intanto le vite delle persone vengono misconosciute e calpestate )
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RELATIO FINALIS del SINODO dei VESCOVI  2014
L’attenzione pastorale verso le persone con orientamento omosessuale
55. Alcune famiglie vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con orientamento omosessuale. Al riguardo ci si è interrogati su quale attenzione pastorale sia opportuna di fronte a questa situazione riferendosi a quanto insegna la Chiesa: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia». Nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza. «A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 4).
Voto finale 118 Placet 62 Non placet
56. È del tutto inaccettabile che i Pastori della Chiesa subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il “matrimonio” fra persone dello stesso sesso.
Voto finale 159 Placet 21 Non placet
N.B. Nessuna parola sulle “coppie gay” che , nonostante siano state approvate in tutto il Continente europeo e in quasi tutti gli Stati Uniti d’America e molti Stati del mondo, vengono volutamente ignorate: si preferisce parlare paternalisticamente ( prendendoci pure in giro ) dei figli gay nati in coppie etero ( e accenni ai bambini nati in coppie di genitori gay )…
Non solo: ma di tutti i gay torturati, incarcerati e ammazzati a causa della loro omosessualità, in tante parti del mondo, retti da dittature religiose islamiche e politiche, non si proferisce alcuna parola!
Con un silenzio di violenza inaudito, che si fa complice di queste barbarie moderne del XXI secolo !
IL TESTO FINALE  ( quello che è dato leggere finora )
IL TESTO FINALE  ( quello che almeno è dato leggere finora)     è confezionato artificialmente, con gli stessi toni e la stessa argomentazione censoria… diciamo pure urtante e indisponente…
Ne emerge una CHIESA INUTILE, ANZI DANNOSA perchè costituisce una sorta di nuovo oscurantismo in pieno Ventunesimo secolo, ed è un ostacolo all’acquisizione positiva di diritti umani e per il progresso stesso dell’umanità, di cui misconosce le conoscenze scientifiche !….
( nelle foto: il Papa nuovo Francesco sembra dire “ok va tutto bene!” rassicurando i suoi fedeli cattolici
e il vecchio Ratzinger invece si asciuga la fronte e dice “che sudata a tenere la Chiesa al suo posto: contro ogni rinnovamento, però con l’aiuto dei conservatori, ce l’ho fatta! “
IL SINODO è STATO UN FALLIMENTO…
( infatti i giornali, alla fine, dopo aver strombazzato riforme velleitarie, hanno usato un tono bassissimo ed è calato presto il silenzio…)