giovedì 23 ottobre 2014

BIBBIA E OMOSESSUALITA’

STUDIARE PER COMPRENDERE
SI HA PAURA QUANDO NON SI CONOSCE
ESCLUDENDO SPESSO SI SCLUDE UNA PARTE DI SE’



Nella letteratura biblica del peccato,si denota una costante sottolineatura ,ad atteggiamenti umani carenti sotto il profilo etico,prima che morale e di ingiustizia,verso i poveri,gli orfani e le vedove. Se nel suo significato etimologico,il termine peccato shedde",che significa trauma,o sempre in ebraico  khata,smarrirsi,perdere la centralità delle proprie azioni,e comunque in nessun testo è in relazione alla natura sessuale.
In greco il termine usato è ..Amartia..,cioè sbagliare bersaglio,quindi per cui,il peccato nel senso biblico è creare un trauma,portare fuori strada,infrangere una relazione,non rispettare una norma imposta,si potrebbe continuare ma non è questo lo scopo.
È probabile che il problema sessuale fosse solo un aspetto di un disordine più generico, ma non viene presentato in modo tale da poter risultare utile al dibattito odierno sull’omosessualità"
È infatti interessante notare come il "peccato di Sodoma" sia interpretato all'interno della Bibbia stessa:
I testi biblici che parlano di Sodoma o fanno riferimento al racconto di Genesi 19 sono:
A. T.: Deuteronomio 29,22; 32,32; Isaia 1,9s.; 3,9; 13,19; Geremia 23,14; 49,18; 50,40; Ezechiele  16,44-49; Amos 4,11; Sofonia 2,9; Lamentazioni 4,6; Osea 11,8;N. T.: Matteo 10,15; 11,23-24; Luca 9,51-56; 17,22-37; Romani 9,29; Ebrei 13,2; 2 Pietro 2,6;  Giuda 7; Apocalisse 11,8.
Molti di loro si riferiscono esclusivamente alla distruzione di Sodoma come pena esemplare: spesso si dice che a questa o quella città sarà punita come lo è stata Sodoma, ma senza definire il peccato commesso dai suoi abitanti. Altri testi menzionano diversi peccati:
In Ezechiele 16,49 il peccato è che "vivevano nell'orgoglio, nell'abbondanza del pane, e nell'ozio  indolente; ma non sostenevano la mano dell'afflitto e del povero".In Deuteronomio 29 la colpa che motiva il paragone con Sodoma e Gomorra (ma anche con Adma e  Seboim) è "Perché hanno abbandonato il patto del Signore, Dio dei loro padri: il patto che egli stabilì con loro quando li fece uscire dal paese d'Egitto; perché sono andati a servire altri dèi e si sono prostrati davanti a loro;
Solo Giuda 7 fa un accenno a motivi sessuali dicendo: "si abbandonarono […] alla fornicazione e ai vizi contro natura". Il significato di "fornicazione" è però più ampio di quello di atto sessuale omosessuale. "Vizi contro natura" è la traduzione del greco: "seguirono/andarono dietro a un’altra carne, altra natura; il testo greco parla di altra carne e forse allude a quegli angeli che furono considerati uomini".
 Una lettura sessuale (e omosessuale) del peccato di Sodoma inizia nel  terzo secolo a. C. quando il giudaismo incontra la cultura greca e "gli ebrei che subiscono la dominazione dei greci devono confrontarsi con la pederastia e la nudità maschile durante le manifestazioni sportive. È possibile che in quel momento il giudaismo "ortodosso abbia visto nella città di Sodoma il simbolo della civiltà greca che aveva difficoltà ad accettare" (p. 65). questa lettura si trova infatti già in alcuni scritti giudaici a partire dal III secolo a. C.

Romani 1,24-27
In questo brano Paolo parla del peccato di idolatria di cui sono colpevoli i pagani. Essi avrebbero dovuto riconoscere Dio nel creatore e, in generale, "nelle opere sue" (1,20). I pagani invece pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato. Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.
Dio, in cambio,
li ha abbandonati all'impurità, secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro corpi (1,24)
Al v. 26ss. Paolo esplicita quello che qui ha accennato. Gli atti omosessuali sono dunque conseguenza dell’abbandono di Dio.
Paolo assume la frequenza e accettabilità degli atti omosessuali nella cultura greca come la prova che "i desideri dei loro cuori" erano diversi da quelli degli ebrei, e prosegue poi, concludendo, che questo era il risultato di un atto di Dio, che li aveva "abbandonati" a tale condizione .
È curioso che per parlare dei "desideri" omosessuali, Paolo usa tre termini greci che possono avere significato sia positivo sia negativo. Netto è invece il giudizio sugli atti sessuali omosessuali, definiti "atti infami". Il termine greco che qui Paolo usa, è utilizzato nella versione greca dell’Antico Testamento (la "Settanta") proprio in riferimento ad atti sessuali impuri nel codice di santità del Levitico. Paolo parla qui più in termini di impurità che di peccato.
Al v. 26 Paolo introduce il termine "natura". Questa parola ha oggi un significato diverso da quello che aveva nella cultura di Paolo: oggi esso ha un significato biologico; allora la parola natura faceva "riferimento al carattere proprio di un essere o di una cosa, legandolo così all’idea quasi immutabile di un ordine del mondo quasi immutabile" . Per esempio, il  portare i capelli lunghi non è nella natura dell'uomo, mentre lo è in quella delle donne! (1 Corinzi 11,13ss.)."Paolo non fa quindi una distinzione netta tra legge naturale e costume sociale".
 Paolo  condivide cioè la concezione del Levitico secondo cui l'uomo e la donna hanno nella società dei ruoli specifici che non bisogna confondere né invertire. Paolo usa il termine natura anche in Romani 11,24 per parlare dell’olivo selvatico "per natura" innestato in quello domestico "contro natura".
Dobbiamo anche qui sottolineare come per Paolo non esistano persone omosessuali per natura: per natura si è tutti eterosessuali; quindi per Paolo, il rapporto omosessuale è un tradire la natura che Dio stesso ci ha dato.
Non è poi così chiaro che cosa voglia dire che i pagani hanno ricevuto "in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento". C’è chi ha ipotizzato che la ricompensa possano essere delle malattie, ma questa interpretazione non ha alcun appiglio nel testo. Che cosa è poi il traviamento"? L’omosessualità stessa? COUNTRYMAN (p. 120) afferma che Paolo usa questa parola  sempre in riferimento a credenze erronee piuttosto che al desiderio o all’azione. […] la soluzione più semplice – e pienamente in accordo con il contesto – è prendere "traviamento" come idolatria e "ricompensa" come l’impurità della cultura dei gentili.
In 1,28 Paolo ribadisce il discorso dell’abbandono di Dio, cosicché i pagani facessero "ciò che è sconveniente" (termine legato all’impurità e non al peccato), a causa del fatto che i pagani erano "ricolmi di ogni ingiustizia, ecc.". Segue qui un elenco di peccati che Paolo considera tipici dei pagani; in essi non ve n’è nessuno di natura sessuale.
1 Corinzi 6,9 e 1 Timoteo 1,10
Questi versetti si trovano in elenchi di "vizi" o "peccati" di tipo molto diverso fra loro. Nel Nuovo Testamento vi sono diversi di questi elenchi; oltre a questi due: Romani 1,29-31; 1 Corinzi 5,9-11; Galati 5,19-23; Efesini 5,4-5; 5,21 – 6,9; Colossesi 3,18 – 4,1; 2 Timoteo 3,1-5.
Il primo termine è il greco malakòi tradotto dalla Nuova Riveduta con "effeminati". In greco esso  significa "dolci" oppure "molli"; può avere un significato sessuale, nel senso di effeminato, ma non è detto che sia così.Il secondo termine, arsenokoites, ricorre in tutti e due i brani, e pare che Paolo sia il primo a  utilizzarlo. È una parola composta da un termine che significa "maschio" e da un altro che significa "letto" ed c’è chi sostiene che Paolo lo abbia ‘inventato’ per tradurre l’espressione di Levitico 20,13 ("un uomo che ha relazioni sessuali con un altro uomo").
C’è anche chi pensa che i due termini insieme indichino il partner ‘attivo’ e quello ‘passivo’ nel rapporto sessuale omosessuale; ma non si capirebbe allora perché malakoi non compaia anche in  1 Corinzi.
Alcuni esegeti di area protestante,sostengono, che arsenokoites si trova prevalentemente in elenchi in cui si  enumerano peccati legati al denaro; poiché gli ‘elenchi di vizi’ nell’antichità erano costruiti per affinità di significato dei vizi stessi, suppone che più che un rapporto omosessuale qualunque, arsenokoites possa riferirsi a forse di prostituzione (omosessuale o meno). Riguardo al termine malakoi si protende a spiegarla,nel senso che, in fondo "effeminati" è la traduzione giusta, ma questa parola non si riferisce agli omosessuali, ma tutto ciò che – nelle relazioni etero come omosessuali – ha a che fare con la femminilità, compreso (ma non certo soltanto) il maschio che ha il ruolo passivo nel rapporto sessuale omosessuale.

In conclusione, va ribadito qui che anche il Nuovo Testamento, come l’Antico, parla di atti sessuali tra persone delle stesso sesso e non di relazioni affettive omosessuali. Gli atti sessuali omosessuali sono condannati perché si vedeva in essi un "mutamento", come dice Paolo, di ciò che è naturale, e questo per diverse ragioni, già tutte accennate: l’intrinseca infertilità di un rapporto omosessuale, il fatto che uno dei due partners (maschi, solo Romani 1 parla anche delle donne) dovesse  assumere una posizione e quindi un ruolo ‘passivo’, cioè tipicamente femminile, e quindi umiliante.
Infine perché gli esempi noti di rapporti omosessuali erano quelli pederasti, cioè tra un adulto e un giovane adolescente (cosa che, del resto, ripeteva lo schema eterosessuale, in cui un uomo sposava una ragazza in genere molto più giovane di lui, spesso ancora adolescente), oppure quelli come il rapporto padrone-schiavo, praticati nella cultura greca.
In poche parole, si dà per presupposto che un rapporto (sessuale) omosessuale sia contrario al volere di Dio, senza motivare questa opinione. Solo Paolo lo fa in Romani 1 nel modo in cui abbiamo visto, dove però più che un peccato il rapporto omosessuale è conseguenza del peccato.

Un passo avanti
Se non vogliamo fare una lettura letteralista della Bibbia, semplicemente prendendo alcune affermazioni bibliche e intenderle come regole assolute da rispettare per obbedire a Dio, dobbiamo ammettere che la Bibbia non ci aiuta nel farci un’opinione sul tema dell’omosessualità e  prendere quindi posizione.
Sappiamo che per diversi motivi, che oggi non possiamo più accettare, gli atti sessuali omosessuali sono condannati da alcuni (peraltro pochissimi) testi biblici.
Ma noi parliamo di persone omosessuali e, in questo particolare frangente, di coppie omosessuali.
Che cosa possiamo dire sulle persone omosessuali? Se le consideriamo persone esattamente come gli eterosessuali (cioè non le consideriamo "malate", "anormali", "diverse" ecc.) e, ancor più, le consideriamo sorelle e fratelli, in quanto credono in Gesù Cristo come ci crediamo noi, possiamo forse cercare nella Bibbia alcuni spunti di riflessione riguardo all’incontro con le altre persone, con l’altro, con chi è diverso da noi (dove diverso vuol dire semplicemente "non uguale" e non "inferiore").In questo senso penso che il Vescovo di Roma Francesco,abbia risposto ai giornalisti,chi sono io per giudicare un gay che vuole amare il Signore.
Io proporrei due spunti partendo da due testi biblici:
Atti 10
28 … Dio mi ha mostrato che nessun uomo deve essere ritenuto impuro o contaminato.
Galati 3,26-29
26 perché siete tutti figli di Dio per la fede in Cristo Gesù. 27 Infatti voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. 28 Non c'è qui né Giudeo né Greco; non c'è né  schiavo né libero; non c'è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù.29Se siete di Cristo, siete dunque discendenza d'Abramo, eredi secondo la promessa. Atti 10 mi sembra rispondere a tutto il discorso dell’impurità come è formulato nel Levitico e di cui ancora Paolo risente. Nessuna persona in sé è impura; vi sono comportamenti impuri – noi, con un'altra parola biblica, diremmo ingiusti – ma l’omosessualità non è un comportamento, ma un orientamento, dunque la persona è così, non si comporta così.
Nessuna persona è impura in sé, ci dice Atti 10, ma ognuno sarà misurato in base alla sua fede e a come questa fede "opera per mezzo dell'amore." (Galati 5,6). Proprio la concezione della grazia gratuita di Dio è fondamento dell’uguaglianza davanti a Dio di ogni persona, egualmente peccatrice, egualmente giustificata:
21 Ora però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata la giustizia di Dio, della quale  danno testimonianza la legge e i profeti: 22 vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro che credono - infatti non c'è distinzione: 23 tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio - 24 ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù. (Romani 3,21-24) Galati 3 afferma che in Cristo le differenze che vediamo dal punto di vista umano non ci sono più, non contano nulla; e quelle che Paolo elenca qui erano differenze enormi e di vario tipo: religiose,  di genere e sociali.
Penso che siamo coerenti con la Bibbia, cioè con l’evangelo, e l’attualizziamo correttamente se affermiamo che, per il nostro dibattito sulla benedizione della coppie omosessuali, possiamo partire dall’affermazione:
Non c'è qui né Giudeo né Greco; non c'è né schiavo né libero; non c'è né maschio né femmina;
non c’è qui né eterosessuale, né omosessuale, perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù.

La Benedizione nella Bibbia
L’azione di Dio nella Bibbia non può essere vista soltanto come opera di salvezza, come spesso accade. Questo concetto non esaurisce il modo di agire di Dio; l’agire di Dio è salvezza e benedizione. Mentre la salvezza è riconoscibile attraverso puntuali atti di salvezza da parte di Dio, la benedizione  è un’opera di Dio che avviene in "processi fluenti, La benedizione nella Bibbia e nell’azione della chiesa, quali il crescere e il moltiplicarsi del popolo. "il Dio che salva è il Dio che deve venire, il Dio benedicente è il Dio presente. La benedizione nell’AT è "forza vitale", che si esplica per esempio nella fecondità. Essa può essere  descritta in senso verticale (la benedizione attraversa le generazioni), oppure un in senso orizzontale, cioè come la descrizione di una situazione o di una condizione di una comunità o del popolo(qui la situazione di benedizione può anche essere descritta con la parola shalom, cioè pace, serenità,  prosperità, benessere,...).
L’idea di benedizione ha una storia; nell’AT si possono riconoscere tre stadi (che a volte troviamo l’uno accanto all’altro):
· La benedizione all’interno della famiglia, donata da padre in figlio (vedi per es. Giacobbe che
"ruba" la benedizione del padre Isacco al fratello Esaù). Essa ha un potere quasi "magico", è unica e irrevocabile. Qui Dio non c’è, è il padre che benedice.
· La benedizione al popolo; la benedizione si lega alla storia del popolo d’Israele; essa viene
legata all'alleanza (elezione = benedizione) e quindi alla terra; essa dipende dall'obbedienza del popolo: "la maledizione inizia quando finisce l’obbedienza di Israele"
· La benedizione sull’assemblea riunita per il culto: la benedizione diventa liturgica; vedi Numeri  6,22ss.)
L’idea di benedizione non appartiene solo a Israele ma a tutto il mondo delle religioni antiche; essa è intesa come parola potente e efficace di qualcuno che ha dei poteri particolari: questo lo si vede anche nell’AT, per es. nel racconto di Balaam (Numeri 22-23).
Una grande svolta avviene quando la benedizione viene legata alla storia del popolo d’Israele; da evento "magico" diventa evento "storico".
Anche quando è il sacerdote che impartisce la benedizione, il soggetto della benedizione è Dio. Chi benedice è sempre Dio: ciò è chiaro leggendo Numeri 6,22ss. Nel NT avviene un’altra grande svolta: ogni benedizione diventa benedizione in Cristo.
Nel NT la maggior parte delle volte in cui c’è il verbo benedire è l’essere umano che benedice Dio, nel senso che lo loda. Negli altri casi spesso la parola benedizione viene usata come sinonimo di redenzione, cioè di salvezza.
Vi sono però alcuni testi, come i brani di congedo di Gesù dai suoi discepoli, in cui la benedizione ha il significato, analogo a quello che troviamo nell’AT, di presenza, aiuto, protezione: ad es. le ultime parole di Gesù nel Vangelo di Matteo: "Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente" (Matteo 28,20).
Quando l’opera di redenzione/salvezza di Gesù è finita inizia un’opera di benedizione: "...inizia un nuovo rapporto che è designato come comunione, presenza, benedizione" Questa opera è caratterizzata dai verbi "rimanere", "essere con", con espressioni di aiuto e di protezione.
La benedizione liturgica che conclude una liturgia è "come un ponte, che collega quanto avviene nella liturgia con quanto avviene fuori". Potremmo dire, che collega Cristo alla vita di tutti i giorni.
La chiesa annuncia da un lato l’opera di salvezza compiuta da Dio in Cristo, dall’altra annuncia (e invoca) l’opera di benedizione di Dio, che rimane con i singoli nella vita quotidiana.
La chiesa potrebbe anche non compiere alcun atto liturgico al di fuori dell’annuncio dell’evangelo. Ma nel cristianesimo è invalso l’uso per cui i momenti forti della vita quotidiana e familiare sono stati contraddistinti da momenti di preghiera in cui la richiesta di benedizione di Dio era una parte importante: nascite, morti, matrimoni, battesimi.
Il senso di questi momenti di preghiera e di richiesta di benedizione stanno nel fatto che Dio accompagna i singoli (e le famiglie) nella loro vita quotidiana; è una sorta di concretizzazione dell’evangelo per quella persona, quella famiglia concreta.
La domanda che ci viene dal  snodo è se questa preghiera e questa invocazione della benedizione di Dio sia possibile e auspicabile anche per le coppie omosessuali che decidano di condividere la loro vita e la loro fede e condividere questa decisione con la loro comunità.
Fermo restando che la benedizione non ha più il senso magico che aveva nella preistoria biblica, e non è nemmeno proprietà o appannaggio della chiesa. È Dio che benedice, non la chiesa e non un singolo essere umano. La benedizione di Dio non dipende dal fatto che noi la invochiamo o meno!
La chiesa, riunita nel culto, invoca la benedizione di Dio, chiede cioè per le persone concrete che ha davanti che Dio sia con loro, li aiuti e li protegga nel loro progetto di vita comune. Perché questo non dovrebbe accadere per le coppie omosessuali?

+ Padre Mario Metodio


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