CHI
SALIRA' IL MONTE DEL SIGNORE?
Salmo
24.
La
liturgia della Parola,in questa solennità di tutti i santi, ci aiuta
a riflettere sulla nostra santità....
Al
SIGNORE appartiene la terra e tutto quel che è in essa, il
mondo e i suoi abitanti.
Poiché
egli l'ha fondata sui mari, e l'ha stabilita sui fiumi.
3 Chi
salirà al monte del SIGNORE?
Chi
potrà stare nel suo luogo santo?
4 L'uomo
innocente di mani e puro di cuore,
che
non eleva l'animo a vanità
e
non giura con il proposito di ingannare.
5 Egli
riceverà benedizione dal SIGNORE,
giustizia
dal Dio della sua salvezza.
6 Tale
è la generazione di quelli che lo cercano,
di
quelli che cercano il tuo volto, o Dio di Giacobbe.
7 O
porte, alzate i vostri frontoni;
e
voi, porte eterne, alzatevi;
e
il Re di gloria entrerà.
8 Chi
è questo Re di gloria?
È
il SIGNORE, forte e potente,
il
SIGNORE potente in battaglia.
9 O
porte, alzate i vostri frontoni;
alzatevi,
o porte eterne,
e
il Re di gloria entrerà.
10 Chi
è questo Re di gloria?
È
il SIGNORE degli eserciti;
egli
è il Re di gloria.
il
salmo 24 è uno dei documenti più antichi della liturgia ebraica,
che ha come sfondo il rituale dell'ingresso
dell'arca nel tempio di Gerusalemme. È un rituale che intende
celebrare il ritorno della gloria di Dio dopo la sua "assenza"
dovuta all'esilio.
È
un testo variamente interpretato nel corso della storia. C'è chi vi
ha visto il tema dell'innocenza morale per accedere alla comunità
liturgica. Chi vi ha visto una riproduzione dell'ascensione di Cristo
al cielo. Chi vi ha visto l'incarnazione del Re di gloria,
interpretando l'ingresso dell'arca nel tempio come l'apparire di
Cristo nell'umanità con la sua nascita in mezzo a noi.
Ad
una lettura attenta di questo salmo, nella sua attuale redazione,
scopriamo che esso è articolato in tre parti che originariamente
dovevano essere indipendenti, ma che poi sono state messe insieme in
modo ben coordinato.
La
prima parte (1-2) è un inno al Creatore e Signore del mondo.
La
seconda parte (3-6) è un elenco delle condizioni morali per accedere
al culto nel tempio.
La
terza parte (7-10) è un inno trionfale, dialogato, che descrive
l'ingresso del re di gloria nel tempio.
In
effetti, il salmo risponde a tre precise domande:
1.chi
ha la sovranità e il diritto di proprietà sul creato?
2.chi
ha diritto di salire al monte dell'Eterno ed è degno di stare alla
presenza di Dio?
3.chi
ha diritto a regnare su di noi?
Anche
nel salmo 15 ritroviamo le stesse domande. E questo ci fa pensare
come Davide fosse fortemente coinvolto in questa tematica.
La
prima domanda:A chi appartiene
l'universo,e la terra degli abitanti?
Risposta:Al
SIGNORE appartiene la terra e tutto quel che è in essa, il
mondo e i suoi abitanti.
La
risposta a questa domanda si presenta come una vera confessione di
fede. Possiamo dire che è la confessione di fede di Davide sulla
signoria dell'Eterno. Se poi,ci riferiamo al contesto biblico di
Davide,ci accorgiamo che ,questa risposta è uno dei primi articoli
della teologia ebraica.
Per
comprendere appieno questa verità teologica fondante,possiamo fare
riferimento ,alla poesia ebraica (1 Sam. 2, 8, Es. 15; Salmo
19,1), nei salmi (50, 12; 74, 16-17; 89, 11-12; 95, 4-5; 97,5) e
nella predicazione profetica (Is. 34,1; Ger. 8, 16; 47, 2; Ez. 19, 7;
30, 12; Mi. 1, 2) e deuteronomica (1, 4; 33, 16).
In
questa confessione di fede, Dio è all'origine di tutto ed ha ogni
diritto su tutta la creazione: "Al SIGNORE appartiene la
terra e tutto quel che è in essa, il mondo e i suoi abitanti".
E
noi di conseguenza apparteniamo al Signore che ci ha
Prima
di appartenere ai nostri genitori, alla nostra famiglia, a nostra
moglie o a nostro marito, prima di appartenere o non a chicchessia,
in ogni caso è certo che noi apparteniamo
a Dio .
Ogni
essere umano appartiene a Dio, perché è creazione ad immagine e
somiglianza di Dio (Gen. 1, 26-27; 1 Cor. 10, 26), e in virtù di
questa nobile appartenenza il compito della creatura è di avere
rispetto di quanto ci è stato consegnato .
Dice
il Signore: "La terra è mia e voi state da me come stranieri
e ospiti" (Lev. 25, 23).
Il
nostro testo afferma, inoltre, che Dio "ha fondato la
terra sui mari e l'ha stabilita sui
fiumi" (2), mari e fiumi che sono simbolo della
fragilità, della instabilità con cui l'uomo deve confrontarsi nella
sua vita . Ma ciò che rimane stabile è l'azione di Dio che
con la sua parola celebra la vittoria sulle forze distruttrici del
caos e della morte. "Il cielo e la terra passeranno, ma le
mie parole non passeranno" (Lc. 21, 33).
La
seconda domanda:
Chi
di noi ha il diritto di salire al monte dell'Eterno ed è degno di
stare alla sua presenza, dinanzi alla sua santità?
Il
salmista risponde delineando un uomo, che abbia necessariamente tre
caratteristiche.
a)prima
caratteristica: "…innocente di manie puro di cuore;
b)seconda
caratteristica: "che non eleva l'animo a vanità";
c)terza
caratteristica: " e non giura con il proposito di
ingannare" .
Le
mani rappresentano l'azione,il cuore l'intenzione, la
volontà, cioè tutto l'essere dell'uomo orientato verso Dio e la sua
legge. E tutte due insieme rappresentano l'essere umano nelle sue
scelte religiose, morali e sociali.
La
seconda caratteristica (verticale): "che non eleva l'animo a
vanità"esprime una vita religiosa e spirituale che sia
contro ogni forma di idolatria e che ponga Dio al centro della
esistenza. E' una scelta di comunione con Dio (Salmo 31, 7; Os. 4,
8).
La
terza caratteristica (orizzontale): "e non giura con il
proposito di ingannare"esprimela vita dell'uomo nella
dimensione sociale della morale che trova nel decalogo la sua
prescrizione: "Non attestare il falso contro il tuo prossimo"
(Es. 20, 16 e Deut. 5, 20).
Ma
quale uomo ha i requisiti per essere dichiarato degno di stare alla
presenza di Dio?
Chi
potrà salire al monte santo, chi potrà stare nel suo luogo santo
a pieno diritto?
L'apostolo
Paolo nell'epistola ai Romani mette a nudo la natura umana e afferma
che gli tutti gli uomini sono:"…ricolmi di ogni
ingiustizia, malvagità, cupidigia, malizia; pieni d'invidia, di
omicidio, di contesa, di frode, di malignità; calunniatori,
maldicenti, abominevoli a Dio, insolenti, superbi, vanagloriosi,
ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza
affetti naturali, spietati" (Rom. 1, 29-31) ed afferma:
"Non
c'è alcun giusto, neppure uno. Non
c'è nessuno che capisca, non c'è nessuno che cerchi Dio. Tutti si
sono sviati, tutti quanti si sono corrotti. Non c'è nessuno che
pratichi la bontà, no, neppure uno» .
(Rom. 3, 10-12).
Non
c'è alcun giusto, n
Dopo
aver dichiarato che "tutti hanno peccato e sono privi della
gloria di Dio, indegni a comparire alla presenza di Dio, Paolo
rivela che Dio imputa la sua giustizia a tutti coloro che ripongono
la loro fede in Cristo Gesù e sono dunque "gratuitamente
giustificati per la sua grazia, mediante la redenzione che è in
Cristo Gesù"
E
Paolo continua:"Lui ha preordinato per far l'espiazione
mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare così la sua
giustizia per il perdono dei peccati, che sono stati precedentemente
commessi durante il tempo della pazienza di Dio" . Egli,
Cristo, è l'unico che abbia potuto pagare il prezzo della nostra
salvezza e della nostra accettabilità davanti a Dio.
Infatti,
Cristo è venuto"…per manifestare la sua giustizia nel
tempo presente, affinché egli sia giusto e giustificatore di colui
che ha la fede di Gesù".
Cristo,
il giusto, riveste della sua giustizia il peccatore credente, che con
questa giustizia, non sua, ma ricevuta per grazia, può presentarsi
di fronte a Dio.
"Chi
salirà al monte del Signore? Chi starà nel suo santo luogo?"
E'
l'uomo Gesù Cristo che nel suo cammino di abbassamento e di
umiliazione, dopo aver lenito tutte le nostre ferite e portato
tutti i nostri dolori, uomo sofferente, ubbidiente fino alla morte,
può rappresentarci a pieno titolo dinanzi al Padre e, dunque,
portarci alla Sua presenza.
Solo
colui che è disceso dal cielo, può risalire al cielo (Gv. 3, 13).
Solo
chi si è abbassato, può essere innalzato (Fil. 2, 8-9).
Non
sono le nostre opere, i nostri meriti, i nostri sforzi morali,
religiosi e sociali a permetterci di andare alla presenza del Padre,
ma soltanto il perfetto cammino di Gesù tra noi, uomo tra gli
uomini.
Questa
rimane una condizione fondamentale per il credente,la sequela come
adesione interiore,possiamo dire anche,la sequela come amore
incondizionato,che presiede ogni attività e amore terreno. La
sequela come cammino educativo della nostra animalità e
contemplativo della nostra spiritualità.
TERZA
DOMANDA:Chi
ha il diritto di regnare su noi?
C'è,
in questo tratto finale nel nostro salmo, un inno che celebra la
figura di un "re della gloria", che entra trionfalmente
nella città di Gerusalemme per andare a prendere dimora nel tempio
come unico e legittimo pretendente al trono. E' rivestito di gloria,
cioè dello splendore della sua maestà.
Se
nei passi precedenti si è celebrata la sovranità di Dio come
creatore, la sua giustizia e la sua salvezza come redentore, qui si
canta la vittoria del re che alla testa dei suoi eserciti celesti
prende possesso di ciò che gli appartiene.
Gesù,
verso la fine del suo ministero terreno, è entrato in Gerusalemme
nel tempio. La folla lo ha acclamato con le grida: "Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il regno
che viene, il regno di Davide, nostro padre! Osanna nei luoghi
altissimi!"(Mc. 11, 9-10). Vi è entrato come re su
un'asina, secondo la profezia di Zaccaria (9, 9), in un mesto
silenzio personale.
Questa
Gerusalemme lo ha fatto soffrire e gli ha dato la morte.
Ma
la vera Gerusalemme che lo ha accolto e che gli ha aperto le proprie
porte per dargli il posto come Re dei re, Signore dei Signori e
Salvatore è un'altra.
La
vera Gerusalemme è la sua chiesa, la sua sposa, costituita da tutti
i riscattati dal sacrificio di Cristo e che il discepolo Giovanni
vede nella sua visione nell'Apocalisse.
Dunque,
il diritto a regnare su di noi è di Colui che ha dato la sua vita
per noi e che noi abbiamo accolto capo e maestro della chiesa
spirituale,sponsale che appartiene a un regno che non è di questo
mondo (Ef. 1, 22-23; Col 1, 18).
Noi
possiamo salire al monte,solo se facciamo nostre le caratteristiche
descritte dal salmo. Possiamo salire al monte se mani e lingua sono
purificati. Possiamo salire al monte e abitarvi solo se non
dimentichiamo di essere tralci inseriti nella vite,figli, legati al
pastore unico,terreno che sa quotidianamente accogliere la
Benedizione,perché da soli non possiamo nulla,con Lui possiamo
tutto. Siate santi come io sono santo.
+Padre
Mario Metodio