lunedì 16 novembre 2015

la guerra

LA GUERRA.
Come può del resto la guerra essere dichiarata disumana, come si può dire che ci fa scadere a livello degli animali, quando a farla non sono gli animali, ad eccezione degli insetti, ma solo gli esseri umani? Non si può certo affermare che nel fare la guerra l'uomo non sia razionale. Eppure la guerra è irragionevole. La guerra è sempre qualcosa di irragionevole. In guerra tutti perdono. Possiamo eventualmente dire che “la guerra è un'opera umana e un orrore inumano”. O possiamo immaginarla come qualcosa di inumano in senso trascendente, di inumano nel senso dell'autonomia e della divinità di una potenza divina, la guerra come un dio”. La pulsione alla guerra va cercata e affrontata applicando l'analisi del profondo . denominato psicologia archetipica. Solo usando gli archetipi del mito possiamo affrontare e conoscere la guerra. “Per comprendere la guerra dobbiamo arrivare ai suoi miti, riconoscere che è un accadimento mitico... Fino agli abissi della crudeltà, dell'orrore e della tragedia, come fino alle altezze della sublimità mistica”. Finché ci limitiamo a disapprovare la guerra e ci vantiamo di considerarla solo “l'ultima risorsa”, non facciamo che riconoscere che la guerra “entra fra le cose prime come realtà ultima, la più potente, anzi quella determinante”. La guerra appartiene all'uomo e come tutte le cose umane, la religione, il sesso, la morte, il legame sociale, la patria, riceve significato dai miti. I miti sono la normazione dell'irragionevole e nell'identificazione è la loro virtù terapeutica. Siamo tutti appassionati voyeurs” delle guerre mediatiche e della loro infinita offerta di violenza estetizzata. La guerra afferisce alla sfera del sublime. “Si potrebbe sostenere che la guerra alla televisione, nei film e nei videogiochi apra una finestra sul sublime” Questo lo si comprende ,riguardando i nostri modelli estetici e simbolici. E oggi, nello schermo televisivo o nei fogli dei giornali, “la guerra è messa in cornice come un'opera d'arte”.

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