martedì 24 gennaio 2017

L'ecumenismo è possibile nella fede non nella religione.
La religione è un artefatto culturale. Nata come
strumento per sviluppare la spiritualità dell’uomo in realtà la religione
l’opprime e la soffoca, perché per sua natura ogni religione
è violenta.
La differenza tra religione e spiritualità (o fede) è che
mentre la prima nasce dagli uomini ed è diretta verso la divinità,
la seconda nasce da Dio ed è rivolta agli uomini (“Non siamo
stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi”, 1 Gv 4,10;
Rm 5,8). Mentre nella religione conta ciò che l’uomo fa per Dio,
la spiritualità nasce da quel che Dio fa per gli uomini.
Nella religione è sacro il Libro.
Nella spiritualità è sacro l’uomo (Mc 2,27).
Nella religione è importante il sacrificio, nella spiritualità
l’amore (“Misericordia io voglio e non sacrifici”, Mt 9,13;
Le crociate e le guerre sante non nascono dalla spiritualità,
ma dalla religione.
Per questo è illusorio pensare che le religioni possano
portare la pace nell’umanità.
Le religioni sono per loro natura violente.
Ogni religione ha la pretesa di essere l’unica assoluta rivelazione
della divinità, a riprova della quale rivendica il possesso
di un testo sacro, rivelato, comunicato o scritto direttamente
da Dio.
Questa sacra scrittura, ritenuta espressione definitiva della
volontà di Dio, dà il diritto alla religione di dividere le persone
tra fedeli e infedeli, tra puri e impuri, di promettere un premio
o di minacciare un castigo, innescando forme crescenti di
violenza morale, psicologica e, quando le leggi civili lo consentono,
anche fisica.
Se i preti e i vescovi non entrano nella dimensione di fede,l'ecumenismo rimane solo una serie di incontri annuali,sterili.
Lo stesso vangelo, quando non è più a servizio del bene e
della felicità degli uomini, ma viene usato come strumento di potere
per sottomette, si fa portatore di morte anziché di vita. Il
potere esercitato in nome di Dio è il più perverso, perché ha convinto
gli uomini della necessità di sottomettersi ai suoi rappresentanti
quale unica via di salvezza. Questo rende le persone non so-lo schiave, ma complici di questa schiavitù accettata e assunta a
valore.

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