sabato 4 febbraio 2017

SI CONTINUA A RUBARE ,LA SOCIETA' CALABRESE NE PAGA LE SPESE.QUELLO CHE FA RABBRIVIDIRE E' IL COINVOLGIMENTO DI UNA FONDAZIONE LEGATA AL VATICANO,NON DARE PIU' SOLDI DI OFFERTE A FONDAZIONI RELIGIOSE,.E' GIA' MOLTO QUELLO CHE RICEVONO,SENZA CONTROLLO REALE E SENZA PARTECIPAZIONE DEL POPOLO DI DIO.DOVE E' FINITO L'AMMINISTRATORE SAGGIO?

CALABRIA CORROTTA | «Abbiamo cazzeggiato con fondi pubblici»

Gli indagati ricostruiscono al telefono gli step della truffa. Che parte dalla Calabria e arriva in Svizzera e Vaticano. Fino alla Fondazione Maria Goretti. Una rete internazionale sulla quale si indaga ancora
Giovedì, 02 Febbraio 2017 17:00 Pubblicato in Cronaca


CATANZARO Sulle strade spericolate della finanza internazionale capita che Vaticano e società in odor di 'ndrangheta si incontrino. Risultato, le società che il comitato d'affari di politici, funzionari e imprenditori vicini ai Mancuso usava per sottrarre ai calabresi i fondi europei destinati alle famiglie disagiate, sono state scelte dalla Fondazione Maria Goretti per gestire i propri investimenti internazionali. Insomma, un po' come affidare la pecora al lupo.
A scoprirlo sono stati i finanzieri del comando provinciale di Vibo Valentia, che nel corso della perquisizione alla Cooperfin di Ortenzio Marano, hanno scovato un accordo quadro fra la Fondazione di diritto ecclesiastico, la M&M, costola della Cooperfin con sede legale a Milano e direzione generale a Belmonte Calabro, e una misteriosa società svizzera, la West bound technologies sa'rl (Wbt), con sede locale a Losanna.
La prima è una nota fondazione gravitante nell'orbita vaticana, conosciuta per i progetti benefici in campo internazionale. La seconda è lo strumento costituito dal comitato d'affari scoperto oggi dalla Dda di Catanzaro per meglio gestire i finanziamenti Ue sottratti ai calabresi poveri. E in generosa quantità finiti nella pancia della società svizzera, con una causale inequivocabile: «Progetto giubilare». Possibile? Certo, grazie ad un secondo accordo sottoscritto fra la M&M e la Cooperfin, entrambe riconducibili ad Ortenzio Marano, per permettere alla seconda di accedere ai canali di investimento della prima.
Traduzione: anche la Cooperfin ha finito per entrare in rapporti con la Fondazione Maria Goretti e la Wbt. E a quest'ultima ha bonificato 800mila euro.
Con quale scopo? Allo stato non è dato sapere. Su quell'affare la Dda – ha detto in procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri - «continua ad indagare». Ma la ragnatela societaria per arrivare fino a Losanna e da lì direttamente in Vaticano è stata ricostruita con minuzia dai finanzieri, che hanno trovato più di un elemento curioso. E di certo illegale, come lo stesso Marano ammette al telefono: «Praticamente il tempo che loro accerteranno che non c'è nulla, che è stata una truffa, dicono che io, tu, Bruno ci siamo messi d'accordo e ci siamo fottuti 855 mila euro di fondi pubblici, punto».
Braccato dagli investigatori che più volte si sono presentati per perquisirgli gli uffici, l'ex ad di Cooperfin vaticina «si prendono me e poi piano piano si prenderanno te, Bruno e via discorrendo. Questo è un dato di fatto, io l'ho detto dall'inizio, non si può cazzeggiare con i fondi pubblici... non si può cazzeggiare coi fondi, noi abbiamo cazzeggiato con i fondi pubblici... perché stiamo parlando di truffa internazionale, con fondi, con fondi pubblici».
Il misterioso Bruno con cui Marano parla è l'intermediario finanziario Bruno Dellamonte, vero minimo comun denominatore fra la fondazione vaticana, la società svizzera e quella calabrese. È lui il rappresentante della Fondazione Goretti al momento della firma dell'accordo quadro, ed è lui – rivelano alcune conversazioni intercettate – la mente della Wbt, al secolo West Bound Technologies W.B.T. Sa'rl, costruita quasi rubando la denominazione ad una nota società di investimenti, la West Bound Technologies W.B.T. Sàrl. La differenza però non sta solo in un apostrofo. Perché quella finita in rapporti con la potentissima fondazione vaticana sembra nascondere più di un segreto.
Alessia Candito

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