giovedì 19 marzo 2015

L'IPOCRISIA : IL CANCRO SPIRITUALE





Lc 12,46; Mt 24,51
Come è noto, nel denunciare i vizi dai quali dobbiamo guardarci, Gesù insiste in modo speciale sull’ipocrisia. Egli è particolarmente severo contro gli ipocriti e porta molti esempi di ipocrisia, che dobbiamo evitare. Giunge fino al punto di dire che l’ipocrisia conduce alla dannazione (Lc 12,46; Mt 24,51). Chiediamoci perché Gesù dà tanta importanza all’ipocrisia. Prima ancora, però, vediamo in cosa essa consiste. Dopodiché bisognerà vedere come riconoscerla, cosa non facile, ed infine vedremo quali sono i rimedi.
L’ipocrisia è quell’atteggiamento per il quale il soggetto, per ottenere approvazioni od onori dagli onesti, assume all’esterno un modo di pensare o di agire apparentemente onesto, ma internamente, “sotto sotto”, come si suol dire, l’intenzione è cattiva, ingannevole e dannosa nei confronti di quegli stessi onesti. Si tratta dunque di una forma di finzione o simulazione, che si propone di ottenere un successo mondano acquistandosi una fama immeritata di virtù.
La parola “ipocrisia” viene dal greco ypò-krisis, che comporta un “giudicare-sotto”: krisis da krino che vuol dire “giudico”, un giudizio nascosto nel cuore, che non corrisponde a quanto diciamo o facciamo esternamente.
Siccome l’ipocrita non crede veramente nei valori che finge di apprezzare, ma invece mette il proprio io davanti a Dio, non cela in ogni occasione la sua disonestà, che può avere svariatissime forme, ma la manifesta apertamente con coloro che condividono i suoi errori o i suoi misfatti e che quindi possono apprezzarlo.
Si riscontra questo atteggiamento per esempio nelle società segrete o nell’esoterismo, dove il soggetto si presenta in modo esternamente onorevole e normale verso il pubblico comune, mentre manifesta le sue intenzioni segrete o con i colleghi o agli iniziati.
Così per esempio l’ipocrita, che in cuor suo magari è massone, si mostra tale con i suoi colleghi, ma, all’occasione favorevole, si mostra cattolico con i cattolici, protestante con i protestanti, ateo con gli atei, idealista con gli idealisti, e così via. E magari secondo lui questo sarebbe il modo di dialogare con tutti.
Il vizio dell’ipocrisia è particolarmente odioso, viscido, grave e colpevole, perché non è semplicemente un vizio passionale o istintuale, come può essere la lussuria o l’intemperanza, causato più da fragilità che da malizia. L’ipocrita non è impulsivo o maleducato come il passionale o la persona sgarbata, rozza o violenta, che in fin dei conti può nascondere buone benché velleitarie intenzioni o essere in buona fede o solo psichicamente turbata o immatura, come per esempio i giovani.
Facilmente l’ipocrita si propone al pubblico come austero moralizzatore di tali persone, mentre egli nell’intimo è molto peggio di loro. Tutto ciò concorre alla creazione della sua immagine o, come si dice, dal suo look, di persona ragguardevole e moralmente esemplare. Per esempio, da una parte si scaglia inorridito contro i pedofili e dall’altra favorisce o approva subdolamente l’eresia e la dissoluzione della fede.
L’ipocrita può avere ottime maniere, egli è “falso e cortese”, può essere una persona altolocata o socialmente influente, ma intanto cova magari a lungo il veleno nel suo cuore, veleno che all’occasione non mancherà di sputare contro il povero malcapitato indifeso che si fida di lui; dal che si riconosce la presenza di questo cancro in persone che magari un momento prima hanno pregato con te, ti hanno trattato con la massima gentilezza e cortesia, ti danno alla Messa il segno della pace, senza risparmiare lodi e complimenti. Come non sdegnarsi davanti a simili comportamenti? Da qui comprendiamo lo sdegno di Cristo.
L’ipocrisia dunque è un vizio calcolato, potremmo dire “intelligente”, frequente nelle persone colte, e il suo atto è studiosamente modellato e premeditato con una specie di astuzia o falsa prudenza che la Scrittura chiama “prudenza della carne”, che sa attendere il momento opportuno e le circostanze favorevoli con una perfida pazienza ed abilità, che a volte stupisce.
Al poveraccio che non ha niente da perdere l’ipocrisia non interessa. E forse è proprio lui un miglior candidato al regno dei cieli. L’ipocrita si finge amico, ma intanto trama nell’ombra e colpisce improvvisamente l’innocente alle spalle restando nascosto, come  un serpente che ti morde. Ecco perché Gesù chiama gli ipocriti “serpenti” e “razza di vipere”.
Gesù chiama “lievito” (Lc 12,1) questo vizio, perché sembra stimolare ed incentivare l’azione e l’affermazione di sé magari grazie a una falsa spiritualità o a grandi opere nelle quali si cerca di figurare agli occhi del mondo. Tale atteggiamento può dare addirittura a certi pastori ambiziosi l’illusione o l’apparenza di lavorare in modo “aggiornato” per la Chiesa e per le anime.
E invece, per dirla sempre col Signore, gli ipocriti percorrono terra e mare, ossia si danno un gran da fare con un enorme dispendio di mezzi, per procurarsi poi dei discepoli e successori che sono peggio di loro.
Così si spiegano le osservazioni che già troviamo nell'Antico Testamento: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me” (Is 29,13, ripreso da Gesù in M; 7,6); “con la bocca benedicono e maledicono nel loro cuore” (Sal 62,5); “il nemico ha il dolce sulle labbra” (Sir 12, 16-18); “veleno d’aspide sotto le loro labbra” (Sal 140,4); “parla di pace, ma nell'intimo ordisce un tranello” (Ger 9,7); “untuosa è la sua bocca, ma nel cuore ha la guerra” (Sal 55, 21-22); “davanti a te il suo parlare è tutto dolce, ammira i tuoi discorsi, ma alle tue spalle cambierà il suo parlare e porrà inciampo alle tue parole” (Sir 22,26). Questo poi magari lo veniamo a sapere da altri e ci accorgiamo con chi abbiamo avuto a che fare.
 Ma l’ipocrita è difficilmente guaribile, proprio perché questo peccato non è un impulso costringente come quello di una cattiva passione che in fondo il soggetto non vorrebbe, per cui egli dolorosamente dice con Seneca. “video bona proboque, deteriora sequor”, no, l’ipocrisia è una precisa voluta e sistematica scelta di condotta. Certo essa può trarre occasione dall'invidia, può nascere dalla ribellione del vecchio Adamo contro Dio, può sorgere dall'egoismodall'ambizione, dal desiderio di emergere o da fallimenti, disillusioni o frustrazioni subite.
L’ipocrita è difficilmente guaribile perché, a causa della sua superbia e ostinazione, è incapace di pentimento. Essendo legge a se stesso, ritiene di non peccare mai, mentre è immerso nel peccato fino al collo. Come prova di ciò basterebbe considerare il fatto che i farisei non si sono affatto pentiti neppure davanti all'esempio e alle parole di Gesù: anzi ciò li ha maggiorate irritati costituendo Gesù un richiamo perentorio alla loro coscienza per loro insopportabile.
L’ipocrita dà mostra di una spavalda allegria e sicurezza, ma in realtà non può soffocare del tutto la voce della coscienza che lo tormenta, e questo stesso fatto è il residuo di dignità che gli resta: in ogni momento egli ha la possibilità di ascoltarla e di convertirsi.
L’ipocrisia è per sua essenza un vizio nascosto, come un cancro che a tutta prima non dà segni della sua esistenza, ma al contrario l’individuo sembra sano. Ma è un vizio grave proprio perché proviene dall'intimo, dal cuore, mentre i fatti esterni sembrano buoni.
E’ possibile in qualche modo almeno per un certo tempo fingere la virtù, fingere la santità.  Eppure ad un’attenta analisi, come si fa con i tumori, è possibile svelare questo vizio. In sostanza l’ipocrita è un falsario, è un impostore, è una persona insincera. Con la sua astuzia diabolica può ingannare per un certo tempo anche un santo, anche un prudente pastore, ma prima o poi le sue insidie appaiono alla luce soprattutto per i frutti amari che esse producono.
Il rimedio all'ipocrisia è la sincerità. Ma occorre intendersi su questa parola. Non si tratta, come alcuni credono, di quella “sincerità” con la quale uno vomita al di fuori senza ritegno e a ruota libera tutto il fango o l’astio che ha nel suo cuore o che emerge dal subconscio, quasi fosse una “ipocrisia” il tentativo di frenare il torrente fangoso o di reprimere questo sfogo violento ed offensivo.
Al contrario, la vera sincerità è il possesso di una carità sincera, che non si limita a tener dentro l’odio e il disprezzo. Il che non risolverebbe niente. Si tratta dunque di purificare l’interno, affinché anche la sua espressione esterna sia limpida e pura.
L’ipocrita è uno che sovverte i valori; mette in primo piano ciò che deve stare sotto, ossia i valori esterni e il proprio io empirico, e pone in secondo piano, funzionale ai primi, i massimi valori, quelli interiori, dello spirito e divini. Da qui la sua doppiezza, slealtà ed incoerenza, che sfocia nel tentativo di servire due padroni; quello vero, ossia Dio, al quale non può sfuggire e quello che si è imposto o alla seduzione del quale ha ceduto, il proprio io, sorgente della sua ambizione e del suo egoismo.
Rimedio di fondo è dunque l’umiltà, con la quale riconosciamo la nostra dipendenza da Dio nelle piccole come nelle grandi cose, in modo che l’utile sia ordinato all'onesto, il mezzo al fine; all'apparire corrisponda l’essere, alla parola corrispondano i fatti, l’esterno manifesti l’interno e su di esso si fondi, il materiale sia ordinato allo spirituale e l’uomo a Dio.


+Mario Metodio

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